Consiglio UCEI 18 ottobre 2020
La relazione della presidente Di Segni

Siamo giunti all’ultimo Consiglio del mandato. Speravamo con tutto il cuore di poter essere assieme, vederci.
In considerazione della modalità con la quale si terrà questa riunione non mi sento di leggere una relazione articolata, e vorrei quindi condividervi alcune riflessioni di sintesi sull’andamento di questo quadriennio. Il momento di tirare le conclusioni.
Due parole ne caratterizzano l’inizio e la fine: sfida e incertezza.
Due concetti che riguardano sia le questioni di carattere gestionale economico-finanziario sia quelle relative all’identità e alla continuazione della vita ebraica.
Ci siamo avviati con una generale incertezza relativamente alla sostenibilità economico-finanziaria dell’ente e intorno a questa abbiamo definito un percorso di attività e priorità. Chiudiamo con altrettanta incertezza che non riguarda solo l’ente UCEI per l’ipotizzata decurtazione dell’ottopermille (da 5.6m a 4 m), ma riguarda il mondo intero. La globalità delle relazioni e non solo quelle economico finanziarie. Un mondo che pensavamo essere “controllato”, esplorato, vissuto senza limiti, si è rivelato essere un ponte stretto e sospeso. Tra questi due estremi di mandato ci sono quattro anni di attività e di accadimenti. Una miriade di iniziative che certo non posso sintetizzare né elencare ma di cui vorrei cogliere l’animo e il modo di porsi.
Premetto che non voglio elogiare il mio personale operato né dare una idea che tutto è magnifico è perfetto. Tutto facile e tutto compiuto. Questo no di certo. Essere parte di un Consiglio-Giunta-Commissione o essere presidente è appunto una sfida, missione che pone costantemente delle difficoltà. L’importante è saperle riconoscere, affrontare, a volte risolvere a volte capire che possono essere solo alleviate. Quel che personalmente ho cercato di fare è sempre di essere parte interessata alla soluzione. Soluzione, o tentativo di soluzione che dipende da un lavoro di gruppo o dal decentramento del lavoro. Impossibile fare da sola.
Queste sono le direttrici lungo le quali si è articolato il lavoro in UCEI. Lavoro fatto – vorrei ricordare – da persone che hanno scelto di donare volontariamente il loro tempo e le loro conoscenze per l’ente, che lavorano assieme ad un gruppo qualificato di dipendenti e collaboratori. Ringrazio davvero di cuore ogni dipendente, docente e collaboratore per il modo di interpretare il loro lavoro nell’ente ebraico, ogni assessore per le iniziative e i progetti curati, i consiglieri che hanno coordinato in modo fattivo alcune delle commissioni, i consiglieri che hanno si sono resi disponibili a collaborare, proporre e fare. Da tutti ho imparato (anche da chi ha scelto di non collaborare).
Rispetto alla struttura operativa: abbiamo realizzato un passaggio “generazionale” da un segretario all’altro – da Gloria a Uriel – e completato proprio in questi ultimi mesi una ridefinizione dell’assetto organizzativo interno. L’obiettivo è quello di favorire e conciliare diverse esigenze: velocità di esecuzione, sapere chi fa cosa e con chi relazionarsi, rafforzare il ruolo di cerniera del segretario (tra Consiglio/Commissioni/Giunta e la struttura chiamata a realizzare progetti e attività). Questo anche in vista del passaggio verso il sistema approvato lo scorso dicembre di un decentramento e distaccamento di alcune attività verso altre strutture su cui è necessario un ulteriore lavoro – centro bibliografico/attività editoriale e collegio rabbinico.
Rispetto alle sfide finanziarie: abbiamo definito un piano triennale di impegni e di priorità in modo da adottare un budget annuale che sia coerente con tali priorità e consenta una riduzione di alcune voci di spesa. Complessivamente si è realizzata una riduzione di costi generali, del personale, razionalizzazione della situazione patrimoniale e dei fondi iscritti in bilancio, una diversificazione delle fonti di raccolta in modo da non basarci solo su un gettito di ottopermille a rischio di flessione, ma integrando con un fundrasing che ha complessivamente generato un gettito pari a circa 35% della raccolta ottopermille. Una sfida, quella della struttura delle entrate e quella dei costi, che ha richiesto diversi livelli di approfondimento e di raccordo, ricordando che le spese in questo ente sono nella sostanza un investimento sul futuro dell’ebraismo e che la misurazione di alcuni “costi” non può esaurirsi nella precisazione di numeri messi in colonna.
Quanto allo statuto e alla governance: questo è stato il secondo quadriennio “vissuto” sulla base della riforma del precedente statuto, nel 2010. Abbiamo penso tutti la consapevolezza che gestire un Consiglio con 52 persone, una Giunta con 12, 10 Commissioni, il raccordo tra funzioni “laiche-istituzionali” e funzioni prettamente relative a questioni religiose e di culto, una UCEI deputata a rappresentare ma anche a vigilare, coordinare, sostenere, difendere, tutelare sia una cosa estremamente complessa. Certo che ci sono criticità e difficoltà. Ma il punto nodale è quello della volontà di trovare equilibri e raccordi utili. Riconoscere il valore di un modello che prevedere una diversità di centri operativi, propulsivi e decisionali, che consente a tutte le comunità di essere rappresentate, di partecipare e avare una voce.
UCEI quindi si è posta come un punto di raccordo con le comunità/rappresentanza e progettualità per istituzioni nazionali, anche attraverso la partecipazione, costituzione o rafforzamento di altri enti ebraici collegati ad essa. Quindi il Cdec, la Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia, la fondazione Isaia Ascoli, l’associazione yad le yad.
Sullo statuto è stato altresì definito il tema delle sezioni di Comunità e colgo l’occasione per reiterare l’invito ai rappresentanti delle Comunità a fornire le informazioni richieste per completare elenco.
Abbiamo portato a termine la sfida di ripensare gli articoli 29 e 30 dello statuto relativi al rapporto tra Comunità, o Consiglio di Comunità e il rabbino capo. Non è stato facile ed è stato il frutto di un raccordo in più tappe ma è stato portato a termine. Di fatto il sistema proposto non è stato messo ancora alla prova di resistenza di una specifica situazione comunitaria pur essendoci stati diversi avvicendamenti in diverse comunità. Resta la sfida di dare maggiore concretezza al programma di lavoro condiviso e forse ancor più, per le piccolissime Comunità il tema del rabbino di riferimento. Questo tema mi porta quindi all’esame di alcune scelte di contenuti e temi sulle quali mi vorrei soffermare:

1. Identità ebraica: abbiamo realizzato alcuni progetti cambiamenti e chiarimenti.

– Valorizzato l’insegnamento della lingua ebraica. Non c’è ebraismo senza ebraico e senza capacità di leggere le scritture) con ulpan on line. È stato un avvio con un riscontro eccezionale, ma certo ancora non possiamo dire che è cambiato il livello delle competenze linguistiche della leadership e dei nostri iscritti.

– Nuovo coordinatore didattico per Collegio Rabbinico (Rav Carucci) e sfida di avere più alunni (proprio oggi l’inaugurazione del nuovo anno), raccordo con il Bet Midrash di Milano e la scuola Margulies-Disegni.

– Progetti per scuole, giovani e comunità di conoscenza dei fondamenti di ebraismo e didattica.

– Valorizzare l’apporto di Comunità che si sono integrate nell’ebraismo italiano – tripolini, libanesi, ashkenaziti.

– La precisazione in merito all’ortodossia delle comunità ebraiche cosi come definite nello statuto. Avvio del tavolo di raccordo con Fiep sui temi che richiedono un approfondimento. La vera sfida, mi sento di dire, è quella di rafforzare l’ebraismo e la fede cosi come lo si è voluto affermare, attraverso l’insegnamento nelle scuole, corsi per bar e bat mitzvà, vita di socializzazione ebraica per i giovani. Lista prodotti kasher – ora rafforzata e inquadrata nel progetto myjewishitaly.

2. Giovani e formazione – li abbiamo considerati come asse prioritario nella pianificazione di medio lungo termine e sono stati elaborati diversi progetti ambiziosi e innovativi. Resta lo snodo di come coinvolgere i ragazzi stessi, le loro associazioni, nella progettazione delle attività dedicate a loro, specialmente per la fascia dei giovani più adulti. Essenziale in questo senso il successo dell’iniziativa relativa al finanziamento della cultura-scuole ebraiche con la fondazione Isaia Ascoli – che ho poco fa menzionato – con 1.5 milioni l’anno e che al momento è previsto fino al 2022.

3. Shoah/memoria e antisemitismo – la sfida della memoria e contro l’oblio è ben chiara e lo è ancor più alla luce del crescente antisemitismo, razzismo e agli atti di intolleranza nel mondo e parimenti in Italia. Odio antiebraico collegato all’antigiudaismo anche presente in certe espressioni della chiesa, il rafforzamento (se non peggio il riconoscimento e le libertà concesse) dei gruppi di estrema destra, islamico, populista-ripetitore dei pregiudizi giudaico massonici, odio e boicottaggio di Israele – tutto questo con la leva delle reti sociali. Al contempo la necessità di evitare che l’ebraismo sia percepito come unicamente essere espressione della persecuzione passata o presente. Ebraismo è molto di più – ma come spiegarlo e come convincere che si è parte della società italiana da sempre, dei suoi progetti culturali e di solidarietà sociale; questo è sempre difficile cosi come il giorno della memoria diventato un mese. Le iniziative che abbiamo promosso hanno cercato di dare un punto di vista innovativo – la corsa per la memoria, i concerti, il rafforzamento dei rapporti con tutte le magistrature e forze dell’ordine, lo sport e Miur. È stato nominato il coordinatore per l’antisemitismo in Italia, facendo ben capire che antisemitismo non può essere affrontato assieme a tutti gli altri fenomeni di razzismo e discriminazione, ora si sta lavorando sul recepimento della definizione operativa elaborata dall’Ihra. Recepimento che non è la semplice copiatura del testo in una fonte legislativa data la struttura dello stesso, ma che deve portare ad arginare le sentenze di archiviazione, formare, rafforzare culturalmente e educare alla convivenza ampie fasce della popolazione, ovviamente quella giovanile-studentesca, ribadendo la verità storica, le responsabilità del fascismo e dell’Italia, le benemerenze negate per le quali pende un emendamento legislativo proposto con lavoro UCEI, e chiarire una volta per sempre che libertà di espressione del pensiero – proprio perché sancita dalla costituzione – non può essere abusata per perpetrare odio, negazionismo e falsità.

4. Centro bibliografico – vorrei ricordare la straordinarietà del progetto finanziato dalla Rothschild Foundation per la catalogazione e messa on line di tutto il patrimonio di libri antichi conservato in UCEI, nelle Comunità e in altre biblioteche italiane. Una eccezionale ricognizione del patrimonio librario che non ha pari in nessun’altra comunità ebraica nel mondo, coordinata scientificamente con la National Library di Gerusalemme.

5. Comunicazione – la sfida di lanciare una campagna immagine è ancora lì e ci ha visti impegnati in più percorsi. Abbiamo compreso criticità e complessità di questa scelta e il lavoro dovrà proseguire. Al contempo e sul piano dei contenuti è stata rafforzata, specialmente nell’ultimo anno con la riarticolazione anche della redazione, la presenza UCEI sui social per affrontare la sfida dei linguaggi, della velocità, di raggiungere i giovani soprattutto, e favorire la partecipazione anche in remoto. Non posso in questa sede esimermi dal rimarcare la sofferenza e lo sconforto dinanzi ad una crescente violenza verbale, intolleranza, presupponenza espressa nei nostri social, attacchi alle persone per opinioni espresse e riflessioni, attacchi anche a persone sopravvissute allo sterminio, a chi ha fatto scelte di vita e soggiorno rispetto ad Israele o espresso pareri sul suo governo, a chi ritiene che si debba praticare l’ebraismo in modo conservative o reform – che non generano altro che distacco e disaffezione. Non generano senso di comunità e di appartenenza. Non ci rendono migliori degli altri, né luce per gli altri popoli.

6. Meridione – è la metà geografica dell’Italia senza una presenza ebraica strutturata ma con un tasso di crescita e di interesse per l’ebraismo immenso. Lo sforzo è stato quello di presidiare il territorio e i luoghi assicurando che vi sia coerenza nel sostegno offerto dalle istituzioni locali all’ebraismo ortodosso, in raccordo con la Comunità di Napoli, e di frenare forme di sfruttamento e distorsione presenti in alcuni centri e soggetti.

7. Rapporti con le altre religioni. Se il rapporto con le correnti del cristianesimo risalgono ormai a moltissime decadi e vi sono molteplici forme e sedi di progettualità condivisa, restano delle aree e delle questioni nel dialogo ebraico-cristiano che sono ancora scogli e riserve e diffidenze. Per la componente mussulmana e le diverse associazioni presenti la sfida è chiaramente quella della convivenza e di una conoscenza reciproca, sulla quale pende come una spada di Damocle la questione del terrorismo ed estremismo islamico. Vi sono altre confessioni con le quali abbiamo maturato progetti e iniziative di dialogo e confronto, difesa delle libertà religiose che rischiano di essere compromesse sulla sica di una decretazione impulsiva o poco meditata (macellazione, milà). Il punto centrale non è solo quello della convivenza e della conoscenza in una Europa dove ogni popolo p minoranza e noi minoranza di tutte queste minoranze, ma anche quello di raccogliere il denominatore comune di valori sociali, affettivi, di resilienza che la fede aiuta a maturare e che possono essere un patrimonio per la società civile, laica.

8. Israele/Gerusalemme – in tutte le situazioni critiche che si sono presentate abbiamo agito per la difesa del diritto di Israele ad esistere e di Gerusalemme capitale. Ma anche cercato sempre di portare a conoscenza di chi ci legge le molte sfaccettature di Israele e i lati culturali e positivi dell’unica democrazia in Medioriente, ricordando che noi non siamo l’ambasciata di Israele ma certamente favorendo un utile e costante raccordo.

Abbiamo in questo quadriennio posizionato UCEI anche sulla carta geografica europea e internazionale con una partecipazione attiva e sincronizzata a diverse organizzazioni. Non mera presenza a riunioni di assemblee annuali o cene di gala ma progetti, finanziamenti, raccordi. Un multicanale attraverso il quale si è avuto modo di fare conoscere la specialità dell’ebraismo italiano rispetto ad altre realtà ebraiche, considerato inesistente o sconosciuto per fino in Israele.

Vorrei che mi credeste se vi dico che ogni giorno ho sentito il peso di questo incarico. Di essere all’altezza di una aspettativa di singoli iscritti, di singole Comunità con i loro problemi e cavilli, di istituzioni che guardano all’ebraismo come un centro di riferimento. Innumerevoli volte mi sono guardata intorno mentre e osservando il pubblico presente mi sono chiesta se fossi all’altezza della situazione. Se quando parlo ci si riconosce nel messaggio espresso, se quando scrivo una lettera riuscirò a generare nel destinatario il senso di doverosità di una risposta al problema posto.

Quel che mi ha sempre guidato, in ogni azione, decisione, iniziativa proposta o sostenuta, è il bene dell’ente e dell’ebraismo italiano. Che UCEI sia conosciuta per le infinite attività che realizza ogni giorno in ogni ambito e che sia riconosciuta dalle istituzioni come interlocutore per l’ebraismo italiano. UCEI non è un ufficio di lobby a Roma di pochi appassionati ma deve essere percepita come il centro, avente rappresentanti e sedi ideali in tutta Italia, al quale fare riferimento per la vita ebraica di singoli e comunità. I risultati ottenuti sono frutto di un lavoro di squadra, a testa bassa, con gli uffici e i referenti, sia nelle istituzioni, senza annunci preliminari e con piena coerenza e trasparenza. Grazie per la fiducia accordata.

Siamo giunti all’ultimo scorcio di mandato quando si è conclamata l’emergenza del virus. Emergenza che pone anche per UCEI e ogni Comunità una sfida specifica sul piano economico-assistenziale per la perdita del lavoro nelle famiglie riduzione delle entrate comunitarie, sul piano del supporto all’emergenza sanitaria per gli anziani e per le scuole, avviare la didattica a distanza in scuole e talmudei torà, ripensare modalità di organizzazione del lavoro negli uffici comunitari, creare contenuti per incontrarsi in un modo diverso. Ci siamo resi conto di quanto è immenso il potenziale dei social e della tecnologia capace e abbiamo cercato cosi di creare una cornice in più, oltre al nucleo di famiglia, oltre ai mezzi previsti nella decretazione governativa. Esserci avvicinando Comunità grandi e piccole vicendevolmente. Affrontare la solitudine nei giorni di chiusura. Emozionarci per i gesti di solidarietà e di prontezza del volontariato. Dal primo giorno non ci siamo mai fermati, cercando il massimo raccordo con le singole comunità, con le organizzazioni internazionali e con Israele per una raccolta di fondi di carattere straordinario. La strada è ancora lunga e non sappiamo per quanto tempo ancora durerà questa guerra biologica di resistenza al virus, che ha devastato già centinaia di migliaia di vite, e decine sono le vittime anche nelle nostre comunità e in Israele. Di fronte al virus nessuno è più fortunato o più speciale, più benestante o più colto. A loro vorrei dedicare il minuto di silenzio per ricordarli tutti assieme e ciascuno sperando di poter fornire il supporto sperato alle loro famiglie.

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In chiusura uso le parole di Idan Raichel, dalla sua canzone “Sono in attesa”-“Mechake”

Un giorno accadrà Senza che ce ne accorgeremo, qualcosa cambierà. Qualcosa si calmerà dentro di noi, qualcosa ci toccherà. E non ci sarà più nulla da cui temere.
E arriverà come la linea incisa sul palmo della mano. Arriverà sicuro di sé. Come se fosse sempre stato lì. Come se aspettasse che lo notassimo. E verrà, vedrai Le mani giunte si apriranno E il cuore che teme il farsi male batterà a un ritmo normale Verrà, come la natura è abituata ad essere in pace con se stessa.

Noemi Di Segni, Presidente UCEI