Setirot – Voci mancanti

È vero, c’è la pandemia, e su questo siamo tutti concentrati. C’è la paura che potrebbe tramutarsi in rabbia tra le categorie che vedranno devastato – se già non è successo – il proprio lavoro. Ed è anche innegabile che politicamente l’opposizione al governo abbia ingaggiato un’irresponsabile battaglia che non dà tregua, così stravolgendo non poco l’uso delle democrazie di fare quadrato di fronte alle catastrofi, alle emergenze, alle guerre.
Ciò non può però in alcun modo giustificare il silenzio che ha avvolto la decapitazione, in Francia, di Samuel Paty, professore 47enne, sposato, un figlio, insegnante di Storia, Geografia, Educazione civica e morale. Ammazzato per strada da un giovane musulmano di origine cecena che faceva parte di una rete criminale. La lezione in classe sulla libertà di espressione a proposito delle vignette su Maometto di Charlie Hebdo, non certo la prima (lezione) ma quella fatale. A Parigi e in altre città le piazze si sono riempite di cittadini che esprimevano sdegno, giornali e tv si sono sintonizzati nella condanna e nella richiesta di non occuparsi di terrorismo e ambienti terroristi unicamente dopo un attentato. Da noi nulla o quasi. Invece credo che questo sarebbe un momento propizio per discuterne, approfondire, confrontarsi, appellarsi a una società che dello straniero pare enfatizzare alterità e paure. Ora un ragionamento sulla Paura può trovare maggior ascolto.
Penso ai nostri giovani, ai movimenti e alle forze democratiche, agli ambenti che ancora credono all’inclusione, all’accoglienza e che si ritrovano nelle tre parole Liberté, Égalité, Fraternité. E all’Islam italiano, che tace. In piazza, a Parigi, si è sentita la voce chiara e forte di Hassen Chalghoumi, l’imam della moschea di Drancy sotto scorta per il suo impegno contro il radicalismo. Qui sembra che nessuno, musulmano o no, abbia la voglia e la forza di ricordare agli oscurantisti che esiste un Islam bello, amico della libertà di pensiero e della legalità.

Stefano Jesurum