Fabio Ranchetti (1948-2020)

“Every morning I wake up as a newly born baby, scriveva Maynard Keynes. Cioè, ogni mattina dobbiamo tutti, giovani e meno giovani, ricominciare a studiare e (cercare di) capire e cambiare la società, senza pregiudizi, senza idee viete trite e ritrite, e senza tener conto degli interessi costituiti che ostacolano la realizzazione di una società più aperta, equa e ricca (in ogni senso)”. Così scriveva l’economista Fabio Ranchetti in un messaggio di auguri ai propri studenti mentre si apprestava a prendere posto in cattedra per un nuovo anno di insegnamento all’università. Docente di economia a Torino, Pavia, Pisa, Milano e stimato studioso, Ranchetti è scomparso negli scorsi giorni all’età di 72 anni. Molti suoi autorevoli colleghi lo hanno ricordato in queste ore. Tra questi l’economista Tito Boeri, riportando le parole dell’amico e collega: “’Gli insegnanti dovrebbero tenere l’atteggiamento degli allenatori, e rafforzare quell’immaginazione, quel ‘sognare a occhi aperti di giorno’, quell’entusiasmo per il nuovo e l’ignoto, che esistono naturalmente nei giovani’. (Fabio Ranchetti). Ciao Fabio. Tu ci sei riuscito”, l’ultimo saluto di Boeri.
Con Ranchetti, iscritto alla Comunità ebraica di Milano, la redazione di Pagine Ebraiche aveva più volte collaborato. Con entusiasmo aveva risposto all’invito per il seminario Mercati e Valori organizzato dalla redazione con la collaborazione della Comunità ebraica di Firenze. “Nella concezione comune l’economia deve essere Wertfrei, libera dai valori, una scienza avalutativa che studia strumenti e mezzi perché si arrivi a un risultato nel modo più efficiente possibile”, spiega in quell’occasione l’economista. Per Ranchetti lo sganciamento tra valori come equità e giustizia non era però possibile in ambito economico anzi “l’equità è condizione necessaria perché vi sia efficienza nel mercato”. Una condivisione di piani tra morale ed economia che per Ranchetti doveva avvenire anche sul piano dello studio della disciplina economica: “l’incapacità di dare risposte alla crisi riflette un’incapacità di dialogare tra diverse discipline. Non basta la scienza economica, il dibattito deve essere aperto alla storia, la filosofia, le religioni, la letteratura”.
“I contributi scientifici di Fabio Ranchetti – ricorda Bruna Ingrao – spaziano da Quesnay a Wicksteed, da Edgeworth (di cui era profondo conoscitore) a Sraffa, con il quale aveva sempre dialogato a Cambridge, fino a Keynes, autore meditato a fondo, con particolare attenzione agli aspetti filosofici e alla teoria monetaria. Nei suoi studi si interrogava sui rapporti tra economia e filosofia in Wittgenstein, filosofo di cui era attento lettore. Aveva dedicato uno studio documentato e creativo alle Lettres Persanes di Montesquieu, affrontando il delicato equilibrio tra narrazione fantastica e analisi della realtà. Rifletteva sui rapporti tra l’economia e la letteratura in Thomas Mann”.
In uno scambio nato da una frase citata da Pagine Ebraiche dell’economista inglese Joan Robinson – “Il fine dello studio dell’economia non è acquisire una serie di soluzioni già pronte per i problemi economici, ma imparare a non lasciarsi ingannare dagli economisti” -, Ranchetti aveva raccontato un piccolo ricordo del tempo passato, da giovane universitario, proprio nella casa della Robinson. “Quando scrivevo la mia tesi, d’estate, lei mi invitava tutti i pomeriggi a prendere il tè a casa sua. C’erano, di solito, anche Nicki Kaldor e Kahn. Io ero un po’ imbarazzato, ovviamente, e stavo a sentire. In questo modo, ho imparato un sacco di cose, e a non avere paura di nessuno. – ricordava l’economista – Lei non permetteva neanche a loro di dire sciocchezze, o cose poco chiare. Mi ricordo anche adesso, come se fosse ieri, la sua voce, roca, e il suo tono, imperioso. E sia Kaldor che Kahn erano già famosissimi. Entrambi Lord. Tutti e due, due vecchi ebrei”.
Come scrive Ingrao, ​l’intelligenza di Fabio Ranchetti, “la sua cultura, la sua gentilezza, la sua conversazione brillante, il suo umorismo, la sua generosità lasciano un profondo rimpianto e un vuoto negli amici e colleghi, che lo hanno conosciuto e lo ricordano con profondo affetto nel dolore”. Sia il suo ricordo di benedizione.