“Sbagliata la chiusura,
ma attenzione alle proteste scomposte”

“La chiusura di teatri e cinema? Un errore grosso come una casa”.
Enrico Fink è artista a tutto campo, impegnato da anni nella divulgazione della cultura, della tradizione e della musica ebraica.
“Capirei questo provvedimento – afferma – se fosse inserito in una logica di lockdown totale. Ma così no, non è giustificato dai fatti. Si va a massacrare un sistema che aveva reinvestito risorse con un lavoro certosino su spazi sia grandi che piccoli. Distanziamento sociale, mascherine, tutta una serie di interventi mirati per favorire la massima sicurezza: non sono certo questi i luoghi del contagio. Una botta durissima, per chi campa di questo mestiere”.
L’agenda di Fink, fino a poco tempo fa, era ricca di appuntamenti oltreconfine. Tutto è però inevitabilmente saltato o, nel migliore dei casi, è stato rinviato a un futuro comunque incerto. L’Italia restava quindi l’unico sbocco, dopo la timida ripartenza degli scorsi mesi. “Un’estate diversa dal solito, ma qualcosa siamo comunque riusciti a farlo. Soprattutto in Toscana. A Firenze ad esempio abbiamo organizzato un Balagan Cafè, in massima sicurezza, per tutto il mese di agosto. Ma davvero tutti, a ogni livello, hanno lavorato per rimettersi in moto. Un grande sforzo, ora ingiustamente penalizzato”.
Fink si dice amareggiato ma anche preoccupato dal comportamento di chi, cavalcando le incertezze e tensioni sociali, punta ad azioni destabilizzanti l’ordine pubblico. “Mi permetto di dissentire sulle scelte fatte dal governo – sottolinea – ma certo non promuoverò mai istanze che abbiano come slogan ‘vergogna’ o altre parole così perentorie e aggressive. La situazione epidemiologica è purtroppo molto seria. E il Paese rischia grosso. Le reazioni scomposte rischiano di portarci ancor più in un baratro dal quale sarà difficile risollevarsi”.

(26 ottobre 2020)