Un minuto di genio
Anche in lockdown si possono produrre capolavori cinematografici. È il caso di “Centrifugal”, un corto, anzi un cortissimo, realizzato da un giovane studente di cinematografia indiano, Adithya Patel. Dura un minuto, sì, sessanta secondi, ma c’è dentro la vita di milioni di donne indiane (e non solo indiane). È la testimonianza commovente del conflitto tra l’aspirazione centrifuga femminile e la realtà centripeta delle società patriarcali.
Il colpo di genio è di aver filmato solo piedi, dall’infanzia alla morte: piedi che non sono liberi di correre, di uscire, perennemente riportati sui propri passi e rinchiusi in casa da madri, padri, mariti, figli… È un minuto di strade non percorse che riassume secoli di condizione femminile, con una sensibilità e capacità di emozionare davvero straordinarie. Guardatelo. Sarà un minuto ben speso.
Patel ha realizzato il progetto consultandosi con sua madre, che ha scritto la sceneggiatura. E questo la dice lunga sulla responsabilità e sulle possibilità delle madri di creare consapevolezza nei figli maschi, per abbattere le barriere di genere delle società tradizionali ed crescere padri capaci di incoraggiare l’indipendenza delle figlie.
In questo momento di incertezza e di angoscia, in cui non sappiamo immaginare futuro, il film di questo ragazzo di 19 anni ridà speranza. Ci ricorda che la necessità di raccontare, di creare bellezza è fondamentale allo spirito umano e non viene tarpata dalle difficoltà, dalle ristrettezze economiche, dall’impossibilità di movimento. Ci dice che l’arte si può esprimere in sessanta secondi, che non sono necessari miliardi per creare capolavori e che alla fine di una vita in bianco e nero i colori si possono riaccendere.
Viviana Kasam
(26 ottobre 2020)