La cultura che non si arrende al Covid
“Aprire una mostra, prova di resilienza”

“Viviamo come tutti un momento di grande incertezza. Ma fin quando sarà possibile vogliamo continuare ad essere un punto di riferimento. Un luogo in cui venire in tutta sicurezza e poter imparare qualcosa”. Come spiega la sua direttrice Vincenza Maugeri, è una mostra frutto di determinazione e vera e propria resilienza culturale quella inaugurata nelle scorse ore al Museo ebraico di Bologna. “Hidden identities / Identità nascoste sulle orme dei cripto giudei”, curata e organizzata in collaborazione con il Beit Hatfusoth di Tel Aviv e The Jewish Heritage Alliance, esplora la lunga storia degli ebrei penisola iberica dai primi anni dell’Impero romano, attraverso il Medioevo e la fiorente Età d’Oro, fino al dramma dell’espulsione, delle fughe e delle conversioni forzate da cui origina la storia, per l’appunto, dei cripto-giudei.
In mostra, grazie alla collaborazione con la Biblioteca Universitaria di Bologna e la Biblioteca Comunale di Imola, manoscritti e testi ebraici sefarditi di grande valore. Tra gli altri la preziosa Bibbia ebraica miniata di Imola prodotta a Toledo a fine Quattrocento, portata in Italia da un profugo sefardita fuggito dalla Spagna, e la Bibla en lengua Española nell’edizione del 1553 di Duarte Pinel, converso portoghese che si rifugiò a Ferrara, finanziata dalla famosa filantropa “marrana” Gracia Mendes.
Investire sulla cultura, sull’incontro e sul racconto: un impegno non scontato di questi tempi. Sottolinea Maugeri: “La mostra era inizialmente prevista per aprile. È slittata a questo autunno e ci accompagnerà fino a gennaio nel segno della proficua collaborazione avviata alcuni anni fa con Beit Hatfusoth, Il Museo del popolo ebraico. È stata fortemente voluta. La terza iniziativa che realizziamo insieme”. 
Ieri sera l’inaugurazione, con interventi in presenza e a distanza. In sala, assieme al ristretto pubblico che ha potuto assistere nel rispetto delle normative vigenti, il presidente del Museo bolognese Guido Ottolenghi e il direttore del Meis rav Amedeo Spagnoletto.
Collegato a distanza il direttore del Beit Hatfusot Dan Tadmor. Così come Claudia De Benedetti, rappresentante italiana del Museo di Tel Aviv. 

(Nell’immagine il direttore del Meis rav Amedeo Spagnoletto e il presidente del Museo ebraico di Bologna Guido Ottolenghi)

(29 ottobre 2020)