Avanguardia mediorientale

Perché la “start-up nation” non ha infrastrutture di avanguardia? Come mai è lontana dai primi posti mondiali perfino nelle telecomunicazioni o in internet nonostante abbia il più alto numero di brevetti pro-capite al mondo? Spesso chi non conosce o conosce poco Israele si meraviglia di questa contraddizione, che è invece esperienza quotidiana da chi ci vive. Possiamo tentare una risposta usando una nota frase di Edison: “Il genio è per l’1% ispirazione e per il 99% traspirazione”. Non so perché abbia scelto la parola traspirazione, ma il senso è chiaro: l’ispirazione, l’illuminazione è essenziale per l’invenzione, per qualcosa di geniale. Ma senza la perseveranza non si ottengono risultati concreti. Ancora Edison: “Il valore di un’idea sta nel metterla in pratica”. Potremmo parafrasare: se il brevetto non diventa usufruibile per tutti, se la start-up non diventa infrastruttura, il risultato non è raggiunto (magari è venduto all’estero, ma non è raggiunto).
C’è una discussione fondamentale nella Mishnà che ha molto a che fare con questo tema. I Maestri dibattono su quante volte al giorno e come debba recitarsi la ‘amidà. Da una parte rabbàn Gamlièl che sostiene che debbano dirsi le stesse “18 benedizioni” ogni giorno, posizione con la quale concordano altri pur se con qualche variante. Rabbì Elièzer invece sostiene che “chi trasforma la propria tefillà in qualcosa di fisso, non fa una tefillà che suscita misericordia”. L’affermazione in sé si presta a molte interpretazioni. Se seguiamo la discussione relativa nel Talmud Yerushalmì troviamo l’opinione di chi si limita a richiedere di “non leggere come se fosse una lettera”, dunque di rinnovare il significato dentro di sé pur senza cambiare il testo prestabilito, così come l’opinione di chi invece richiede espressamente una benedizione nuova o un contenuto nuovo ogni volta. Nessuno tuttavia sembra rinunciare alla base fissa (v. Mishnà Berakhòt 4:3-4 e TY ad loc.). Come noto la regola pratica, la halakhà, sancisce che si debba ripetere lo stesso testo tre volte al giorno e che è certamente ben visto il fatto di leggerlo ogni volta come se fosse nuovo o aggiungendo in modo appropriato un contenuto nuovo.
Possiamo imparare dal brano riportato anche un insegnamento per la vita quotidiana? Sembra proprio di sì: ben venga l’innovazione, l’invenzione, il genio. Ma perché ciò si tramuti in un vantaggio pratico rilevante per la società occorre quella faticosa, costante, meticolosa applicazione quotidiana. Senza una base fissa, anche i lampi di genio hanno effetto limitato.

Rav Michael Ascoli, rabbino

(30 ottobre 2020)