Oltremare – Calendari paralleli
Vivere in bilico fra paesi diversi, fino al lontano 2019, significava anche muoversi fisicamente fra quei paesi. E significava sapere che cosa succede in dati periodi dell’anno, quando sono le vacanze locali, che cibi si mangiano, che tradizioni si tramandano. Ora significa soprattutto tenere una tabella mentale con le restrizioni causate dalla pandemia a seconda dei paesi con i quali ci si rapporta.
Se parlo con amici israeliani, oggi ci si può tagliare i capelli e far laccare le unghie, e le scuole sono chiuse tutte salvo le classi elementari fino alla quarta, frequentate da bambini con mascherina in gruppi tenuti separati, ma non durante la pausa pranzo. La battuta corrente qui da noi è che il covid è contagiosissimo durante le lezioni ma invece diventa pavido quando i bambini sono tutti insieme, classi mischiate e shakerate, proprio quando devono necessariamente togliere la mascherina per mangiare. Una cosa di una genialità assolutamente inarrivabile, poi continuiamo a domandarci come mai abbiamo i leader che abbiamo, e chi li ha votati.
Intanto, in Italia i miei augusti genitori e tutti i loro coetanei rischiano di essere messi sotto chiave d’ufficio e si pongono seriamente la domanda di come fare la spesa se il provvedimento incarcerante sarà passato. Invece i bambini lì a scuola ci vanno, tolti i licei ma si sa, i liceali sono concentratissimi e totalmente dedicati allo studio, non perderanno nemmeno un minuto di lezioni online, garantito.
Gli amici a New York intanto spendono tutte le loro energie a stressarsi per le elezioni (e a ragione, visto che – almeno i miei, di amici – sono tutti ancora in post trauma dopo lo shock del 2016 e l’avvento dell’uomo arancione, che a Halloween magari passa anche ma visto il caratterino tutto il resto dell’anno sarebbe bene averlo molto lontano dai codici nucleari americani). Chi ha potuto ha lasciato Manhattan da mesi, chi no si aggira fra i mille dehors che sono spuntati per permettere alla ristorazione di sopravvivere, come in tutte le grandi città del mondo.
A Londra ancora non hanno capito che cosa vuole questo tipo con la zazzera spettinata che compare ogni paio di mesi e dice mesto che purtroppo dovranno chiudere tutte le attività e non è affatto chiaro fino a quando. Ma anche loro, in post-Brexit, hanno un bel bagaglio di trauma politico e sociale da superare.
Forse dovrei aprire un foglio excel e cominciare a segnarmi in colonne ben chiare chi è libero e quanto, settimana per settimana. Altrimenti finirò per sentirmi come quelli che cercano di concludere un affare il 25 dicembre in Italia. Calendari paralleli che girano come le scale di Hogwarts, senza mai incontrarsi.
Daniela Fubini