“Nagorno-Karabakh, Israele cambi alleati Ora è con la Turchia e i suoi mercenari”
“Israele dovrebbe porsi la domanda: non sta forse combattendo de facto a fianco della Turchia e dei mercenari nel Nagorno-Karabakh? Questa posizione le conviene? Se lo è, Dio sia con lei. Ma penso che ci saranno conseguenze specifiche, e (Israele) dovrà affrontarle”. Le parole del Primo ministro armeno Nikol Pashinyan al Jerusalem Post suonano contemporaneamente come un appello e come una minaccia. Per Pashinyan Gerusalemme deve riflettere sulle sue strategie nel conflitto in corso tra milizie armene e azere: la vendita di armi israeliane all’Azerbaigian rappresenta, per il Premier armeno, un sostegno indiretto all’esercito di Baku nell’attuale scontro nella regione del Nagorno-Karabakh. Ma dalla parte azera si è anche apertamente schierata la Turchia, sempre più aggressiva a livello internazionale, sia con un sostegno militare diretto sia pagando mercenari siriani per combattere nell’area contesa da decenni. Volete veramente stare dalla loro parte? L’interrogativo di Pashinyan rilanciato nell’intervista rilasciata in esclusiva al Post. Il riferimento è al fatto che l’esercito azero ha a disposizione droni da guerra israeliani e, afferma il Premier armeno, “sono usati attivamente nel conflitto contro il Nagorno-Karabakh”. E per protesta l’Armenia ha deciso di richiamare il suo ambasciatore in Israele. Un’azione a cui, scrive il Jerusalem Post, il Presidente israeliano Reuven Rivlin ha risposto, chiamando il suo omologo armeno e offrendo aiuto umanitario. “Aiuti umanitari da parte di un Paese che vende armi ai mercenari, che usano per colpire una popolazione civile pacifica? Propongo che Israele invii questi aiuti ai mercenari e ai terroristi come logica continuazione delle sue attività”, la secca replica di Pashinyan.
Il conflitto in merito all’area del Nagorno-Karabakh, area autonoma all’interno dell’Azerbaigian, va avanti da tre decenni. Lo scontro è territoriale, ma ha anche un’impronta religiosa: ad affrontarsi sono un paese musulmano a maggioranza sciita (l’Azerbaigian) e un paese cristiano ortodosso (l’Armenia). Come spiega il giornalista israeliano Zev Chafets, con un passato da collaboratore del Premier Menachem Begin, “Per quasi 30 anni, Israele e l’Azerbaigian sono stati partner di comodo. L’Azerbaigian, una dittatura musulmana sciita, vende petrolio allo Stato ebraico e compra armi avanzate. L’Armenia sostiene che queste armi vengano usate dagli azeri per attaccare obiettivi civili nel Nagarno-Karabakh. – scrive Chafets – Israele ha ammesso che questo potrebbe accadere, ma aggiunge di non poter essere ritenuta responsabile di come gli azeri usano le armi che acquistano”. Per Gerusalemme, aggiunge Chafets, la collaborazione con Baku ha anche una rilevanza strategica. “L’Azerbaigian confina con l’Iran, acerrimo nemico di Israele. Come minimo, questo fa di Baku una fonte importante per la raccolta di informazioni. Si dice anche che sia una potenziale rampa di lancio per l’aviazione israeliana. Questo fa dell’Azerbaigian un bene raro e prezioso, che Israele non abbandonerà”.
Sul versante opposto, i legami con l’Armenia, che ha forti relazioni con il vicino Iran così come con la Russia, erano diventati più caldi negli ultimi anni, almeno fino allo scontro per il tema dei droni israeliani usati dall’Azerbaigian. Ora la situazione è congelata, ma Pashinyan avverte Israele che l’inserimento della Turchia in questo conflitto è un pericolo per tutta l’area. Ankara sta utilizzando mercenari siriani e “la loro presenza nella regione rappresenta una minaccia non solo per il Nagorno-Karabakh. Anche l’Iran ha dichiarato di considerarla una minaccia, e così la Russia”. Per il Premier armeno anche Israele dovrebbe considerarla tale, visto l’espansionismo di Erdogan, sempre più pronto a sfidare le forze internazionali e che ha esplicitamente minacciato Gerusalemme nel recente passato.