Vienna il giorno dopo gli attacchi
“Luoghi ebraici chiusi per sicurezza”

Restate a casa, non indossate la kippah. Non è la prima volta che dai vertici di una Comunità ebraica europea arriva questo drammatico appello. È successo ancora una volta a Vienna, durante l’azione terroristica delle scorse ore. Un attacco in più punti, iniziato come noto a pochi metri dalla sinagoga principale della capitale austriaca. Tutte le attività ebraiche nel Paese sono oggi chiuse, dalle sinagoghe ai supermercati casher. Ad annunciarlo è stato il presidente degli ebrei austriaci Oskar Deutsch. Un intervento cautelativo, concordato con le autorità, mentre prosegue senza sosta la caccia ai terroristi che si sono dati alla fuga e che, si teme, potrebbero colpire nuovamente. 
“Siamo vicini col pensiero ai parenti delle vittime e a tutti i feriti”, ha sottolineato in una nota Deutsch. “Il movente dei terroristi è evidente. Quanto accaduto – ha poi affermato – ci ricorda che l’odio antiebraico di una parte del mondo islamico non è una minaccia solo per gli ebrei, ma per tutte le persone che si riconoscono nella democrazia e nella libertà”. 
“Un attacco alla coesistenza”: così l’ha definito il rabbino capo di Vienna rav Jaron Engelmayer. “Molte comunità – il suo pensiero – vivono fianco a fianco in pace e reciproco rispetto. L’attacco ha lo scopo di minacciare questo stato delle cose”. 
Numerosi gli interventi nel mondo ebraico: “We stand with Vienna”, scrive il World Jewish Congress. Dallo European Jewish Congress al Maccabi Europa: molte le voci a levarsi in solidarietà. Con l’invito, a politici e decisori, a prendere piena consapevolezza del pericolo.
Così la Conferenza dei rabbini d’Europa: “È importante sapere cosa si predica nelle moschee e in altri luoghi di culto, come vengono finanziati e quali influenze straniere favoriscano questo tipo di atti, nonché quale ruolo abbiano i social media”.
“Strategia della paura? No, io direi piuttosto sfruttamento della paura. Perché chi compie questo genere di attentati lo fa attaccando i sentimenti feriti e i timori della gente, mai come oggi tanto comprensibili ai tempi della pandemia”, ha sottolineato la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni in una intervista. “Dolore” e “sconcerto” sono le sensazioni espresse dall’Adei Wizo in una nota.

(3 novembre 2020)