Ticketless – Migliorismo
Imparo sempre qualche cosa dalla Piccola posta, la rubrica di Adriano Sofri sul Foglio. La nota “Pessimismo del Covid. La seconda ondata con gli occhi di Gramsci”, apparsa giovedì scorso, mi ha fatto tornare in mente una discussione d’inizio Novecento, nella quale l’ebraismo ha avuto una sua non piccola parte. Si chiede Sofri. Hanno avuto ragione gli scienziati che avevano avvertito della virulenza del virus, e, tra i profani, i pessimisti? Cosa insegnano Leopardi e soprattutto Gramsci? Il primo con il Canto delle Ginestre, il secondo con la celebre frase sul pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà possono venire in nostro soccorso davanti alla seconda ondata del male?
Si è a lungo creduto che quella frase nascesse da un pensiero di Romain Rolland o di Benoît Malon, ma si è sempre dimenticato Max Nordau e i riflessi che ebbe nel mondo socialista d’inizio secolo la sua riflessione sul pessimismo virtuoso. Gramsci aveva in mente la discussione aperta su “Critica Sociale” da un articolo di Turati contro il pessimismo. Il pessimismo non può giovare al socialismo, scriveva Turati, perché questo ha la virtù di spegnere quello: “Il pessimismo è la terzana di cui il socialismo è il chinino”. Pochi mesi dopo, in un libro, un vero best seller, intitolato “Europa giovane”, Guglielmo Ferrero puntava il dito contro gli ebrei, che avevano a suo dire inventato il pessimismo: la voce dei Profeti, scriveva, “suona desolazione e sciagura”, la Bibbia sarebbe una galleria di volti corrucciati. Contro Turati e contro Ferrero, in nome del “pessimismo ottimista”, intuito da Nordau, insorse una (piccola) schiera di giovani ebrei socialisti, non materialisti e insoddisfatti di una spiegazione così biologistica. Questi giovani facevano appello ad altri pessimisti, che si rifiutano di considerare la propria identità come una devianza, una jattura, una malattia da cui guarire al più presto: Leopardi, il cantore di Nerina; Ecclesiaste, riletto come “strano” precursore del pessimista ottimista Heine; Giobbe, che non china il capo nemmeno davanti a potenze sconosciute, il Cantico dei Cantici scritto da chi sente la vita in tutta la sua giocondità. “Miglioristi” decisero di chiamarsi, Socialismo migliorista il loro obiettivo. L’ottimismo è stucchevole, il pessimismo lagnoso e rancoroso. Il pessimismo ottimista è più profondo e (quasi sempre) ci azzecca. L’avvenire del post pandemia giace sulle ginocchia dei miglioristi.
Alberto Cavaglion
(4 novembre 2020)