Biden, vittoria a un passo

A tre giorni dall’election day negli Stati Uniti, sembra essere oggi il giorno decisivo per l’annuncio del prossimo Presidente della prima potenza del mondo. Con una certa lentezza gli scrutini stanno andando avanti e il democratico Joe Biden vede sempre più vicina la vittoria finale: è avanti in Nevada (6), Arizona (11), ed è vicino a rimontare Donald Trump in Pennsylvania (20) e in Georgia (16). A fare un quadro nei vari Stati, tra gli altri, Repubblica. “Quando il conteggio sarà terminato io e la senatrice Harris saremo dichiarati i vincitori. Quindi, chiedo a tutti di restare calmi, restate tutti calmi. Il processo sta funzionando”, il messaggio di Biden, che, sottolinea il Corriere facendone un ritratto, parla già da presidente. Molto poco presidenziali invece i toni usati da Trump, che ancora nella notte, senza portare prove, ha pericolosamente parlato di presunti brogli elettorali, di una vittoria rubatagli dai democratici, delegittimando il sistema della democrazia Usa di cui al momento è la guida (Repubblica). “Il discorso più disonesto della sua presidenza”, la definizione della Cnn. Come previsto dai media americani, Trump ha inoltre annunciato che farà ricorso in diversi stati, contestando l’esito del voto e chiedendo riconteggi. “Il problema – scrive il Corriere – è che le basi giuridiche delle contestazioni sono piuttosto fragili e anche i repubblicani non hanno fiducia in questa strategia”. Il quotidiano, in un altro approfondimento, spiega che tra i repubblicani c’è chi inizia a smarcarsi dalla retorica di Trump, che comunque ha ottenuto il sostegno di quasi 70 milioni di americani (Biden è già il candidato più votato di sempre con, al momento, 73 milioni e mezzo di voti). Per questo, scrive Gianni Riotta su La Stampa, la sua influenza non scomparirà in caso di sconfitta (“Lusso e machismo. Il marchio di Trump che affascina i neri”, il titolo dell’editoriale). Secondo Edward Luttwak, il trumpismo è vivo e i repubblicani sarebbero pronti a candidare alla Casa Bianca la figlia dell’attuale presidente, Ivanka.
Per l’ex Presidente del Consiglio italiano Enrico Letta, invece, con la sconfitta del leader repubblicano “il sovranismo si sgonfierà anche in Europa” (Repubblica). E rimanendo in tema internazionale, per l’analista Ian Bremmer, intervistato da La Stampa, un Biden presidente significa rapporti più stretti con l’Europa mentre “Erdogan avrà vita meno facile”. Rispetto alla situazione mediorientale, “Non si torna allo ‘status quo ante’: gli accordi di Abramo sono troppo avviati per tornare indietro e credo che Biden accetterà Gerusalemme capitale”.

Italia, lockdown differenziato. È iniziata una nuova chiusura in Italia per abbassare la curva dei contagi. Curva che continua a salire con il record di positivi registrati ieri, 34mila. Anche il numero di decessi continua a crescere, 445, non erano così tanti dal 23 aprile. Dati che spiegano la scelta di un nuovo lockdown, con Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Calabria indicate come zone rosse. I principali quotidiani aprono oggi segnalando gli scontri tra governatori delle regioni (in particolare Lombardia, Piemonte, Sicilia) e governo in merito ai parametri usati per inserire le regioni stesse nelle diverse categorie di rischio.”Ignorano la situazione anziché prendersi le proprie responsabilità”, la replica del ministro della Salute Roberto Speranza. Il Corriere segnala poi che da diverse regioni non arrivano i dati necessari.

Proclami a scuola. “Un comunicato shock dal toni nostalgici e militari, che termina con il “Presente!” caro ai neofascisti. E nel quale Filisetti copia-incolla un passaggio del discorso di Mussolini per la nascita dei Fasci italiani di combattimento”, a firmarlo, ricorda oggi Paolo Berizzi nella sua rubrica Pietre (Repubblica), Ugo Filisetti, direttore generale dell’Ufficio scolastico delle Marche. Il messaggio era stato inviato agli studenti marchigiani per ricordare le vittime della Grande Guerra. Ora il caso è sul tavolo del ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che dovrà decidere come agire. A proposito di inquietanti richiami al passato, si commenta da solo l’ultimo editoriale di Vittorio Feltri su Libero dal demenziale titolo “Giuseppe Conte è peggiore di Benito Mussolini”.

Marwan Barghouti. “Dal 2002 rinchiuso in una prigione israeliana, rimane il leader palestinese che raccoglie maggiori consensi, simbolo laico e progressista di unità trasversale fra fazioni in perenne conflitto”, così sul Venerdì di Repubblica viene definito Marwan Barghouti, condannato dalle autorità israeliane a cinque ergastoli e quarant’anni di prigione perché, sotto suo ordine diretto, furono compiuti tre attentati terroristici in Israele. “Continuiamo a lavorare perla sua liberazione, che può avvenire attraverso una ricomposizione politica con gli israeliani, oppure tramite uno scambio di prigionieri”, afferma la moglie di Barghouti nell’articolo-intervista, dai toni molto benevoli nei confronti del leader palestinese.

Segnalibro. Il Venerdì ricorda, a cento anni dalla nascita, il grande poeta Paul Celan, sopravvissuto alla Shoah. Nel ritrarlo, viene ricordata l’uscita in Italia, per Mondadori, di Microliti: aforismi, abbozzi narrativi e frammenti di poetica di Celan, a cura di Dario Bosco. Sempre il Venerdì presenta Mia nonna d’Armenia (La Lepre), firmato da Anny Romand: un libro in cui si riportano le pagine del diario della nonna della stessa Romand, scritto nel 1915 e testimonianza del genocidio contro gli armeni. La carezza (La nave di Teseo) di Elena Loewenthal è invece al centro della recensione di Titti Marrone sul Mattino.

Daniel Reichel