Da Vienna a Kabul

Con mezza Europa di nuovo in lockdown e le elezioni negli USA la sparatoria di Vienna è già quasi dimenticata. Sarà inserita nella lunga lista degli attacchi di matrice jihadista in Europa a cui ormai siamo purtroppo abituati. Quando sono arrivate le prime notizie confuse si parlava di “attacco alla sinagoga”, “spari contro la sinagoga”, poi “vicino alla…”, alla fine la parola “sinagoga” è quasi scomparsa, e qualche giornalista ha continuato a parlare di tanto in tanto di “quartiere ebraico” in riferimento alla Innere Stadt e allo Stadttempel. Non si capisce ancora se il luogo dell’attacco abbia a che fare con l’unica sinagoga cittadina sopravvissuta alla furia nazista, resta certo che per quanto alcuni luoghi simbolici ebraici siano ancora ubicati nel centro di Vienna, il vero “quartiere ebraico” è da secoli ormai oltre il Danubio, a Leopoldstadt. Quartiere dove vive una vivace comunità proveniente soprattutto dall’ex URSS.
Vienna è una città che per certi versi appartiene più all’Europa Orientale che a quella Occidentale. Già prima della Seconda Guerra Mondiale gran parte della sua popolazione era composta da cechi e ungheresi, adesso oltre la metà dei suoi abitanti continua ad avere origini non tedesche, si sono aggiunti ex jugoslavi, turchi, polacchi, rumeni. Questa realtà cosmopolita si è ben palesata lunedì scorso, l’attentatore Kujtim Fejzullai era sì austro-macedone – macedoni di origine albanese e fede musulmana per l’esattezza -, ma anche chi, sfidando la sparatoria, ha aiutato una donna anziana e soccorso un agente di polizia ferito, erano rispettivamente due turchi e un arabo. Poche ore prima dell’attacco di Vienna, a Kabul un commando jihadista ha fatto irruzione nell’Università e ha ucciso 22 persone tra studenti ed insegnanti. Una settimana prima sempre a Kabul, un altro attentatore suicida aveva attaccato una scuola superiore uccidendo 18 giovani. Davvero possiamo parlare di uno “scontro di civiltà” dove si fronteggiano due popolazioni divise in blocco dall’appartenenza religiosa?

Francesco Moises Bassano