Lotta alla pandemia, la priorità di Biden
La promessa di Joe Biden, nuovo presidente Usa, è quella di curare l’America dalle divisioni, con un appello ai concittadini di non considerare gli avversari come nemici (su Repubblica un estratto del suo discorso). Ma in agenda il tema più urgente è la crisi sanitaria: “con uno dei primi decreti il neo-presidente costituirà una nuova task force per la pandemia, valorizzando – scrive Repubblica – quel dottor Anthony Fauci tanto bistrattato da Donald Trump. Sarà un’authority ‘che opera nel rispetto della scienza’, ed anche con una responsabilità operativa precisa: coordinamento e vigilanza federale su tamponi e tracciamento. Inoltre, con il supporto dei politici, ci sarà un ‘comandante capo della catena logistica e produttiva’, per mettere efficienza e ordine nel settore degli apparecchi sanitari, forniture di emergenza agli ospedali, flussi di medicinali. Una vera e propria ‘economia di guerra’ sotto la regia della Casa Bianca”. Intanto in Italia il ministro della Salute Speranza è pronto a dare il via libera a nuove restrizioni, perché ci sono altri territori dove il livello di rischio è più alto rispetto alla media nazionale, racconta il Corriere. “Oggi stesso alcune regioni – probabilmente Campania e Liguria e forse Abruzzo e Umbria – passeranno dalla zona gialla a quella arancione, un salto che impone ai cittadini misure più rigide di contenimento del virus. E mentre alcune Regioni si oppongono, l’Alto Adige sceglie di entrare in zona rossa prima ancora che i tecnici del governo le impongano di cambiare colore”. Intanto il presidente della Federazione degli ordini dei medici, Filippo Anelli, chiede “un lockdown totale in tutto il Paese” prima che la situazione diventi drammatica ovunque.
Israele e Biden. Tante le reazioni raccontate dai quotidiani italiani alla vittoria di Biden. Repubblica ne fa una carrellata, sottolineando il silenzio di Cina e Russia e le congratulazioni che arrivano dal Medio Oriente. “Sono certo che continueremo a lavorare insieme per rafforzare l’alleanza fra Stati Uniti e Israele”, le parole del Premier israeliano Netanyahu, che ha anche ringraziato Trump “per la grande amicizia dimostrata al nostro stato e a me personalmente”. Per il presidente palestinese Mahmoud Abbas l’auspicio è che la nuova amministrazione lavori “per la pace, la sicurezza e la stabilità di tutti”. Lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua, intervistato da La Stampa, avverte Ramallah: “L’unica differenza per i palestinesi sarà una retorica più favorevole, la disponibilità al dialogo, ma dubito che con tutte le grane interne da sbrogliare Biden investirà nella pace israelo-palestinese”. Il vero cambiamento, afferma Yehoshua, Biden lo porterà sull’accordo sul nucleare con l’Iran: “magari chiederà delle modifiche ma ricomincerà a lavorare con l’Europa. Ed è un bene, bisogna sedersi con l’Iran per fermare questa folle corsa al nucleare”.
L’Europa e Biden. Per il presidente dell’Europarlamento David Sassoli, intervistato da La Stampa, con il prossimo inquilino della Casa Bianca “tornerà l’asse America-Europa”. “Con Biden e Harris – afferma Sassoli – la sfida riguarda la messa a punto di un nuovo modello economico che rappresenti gli interessi di coloro che non hanno difese, a cui i populisti danno false risposte”. Sulle stesse pagine, l’ex Premier Prodi avverte che il trumpismo ha ancora molto sostegno e che una delle priorità è affrontare “i problemi e le paure della classe media”. Per il commissario Ue Gentiloni, a colloquio con il Messaggero, “il populismo ancora esiste, ma ha perso e questo può essere l’inizio di un nuovo ciclo”. “La sinistra farà i conti ancora a lungo con noi”, avverte la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, intervistata dal Corriere. “L’ideologia globalista, – sostiene Meloni – quella delle frontiere aperte, della finanza che vince sull’economia reale, del politicamente corretto è lontana dalla gente e questo pone in capo a noi il dovere di rappresentare al meglio una visione del mondo antitetica”.
L’energia d’Israele. “Abbiamo creato l’East Med Gas Forum, con Egitto, Italia, Cipro, Giordania, Grecia e Autorità Palestinese. È la prima volta in cui Israele siede – ed è tra i fondatori – in un forum economicoenergetico con Paesi arabi ed europei. Anche la Francia ha chiesto di farne parte. È un ombrello che ambiamo a estendere a tutto il Mediterraneo. Con gli Emirati c’è grande sinergia e volontà di fare investimenti congiunti. Uno dei settori su cui c’è più interesse sono le start up specializzate nell’efficienza energetica”. È il quadro che il ministro israeliano dell’Energia Yuval Steinitz, intervistato da Repubblica Affari&Finanza, fa rispetto alla nuova posizione d’Israele nel settore energetico. Tanti i temi toccati, tra cui l’impegno del paese ad aumentare il ricorso all’energia solare, dal 17% al 30% entro il 2030, e la decarbonizzazione totale entro il 2026. Facendo un quadro del Medio Oriente, l’ex viceministro degli Esteri Mario Giro spiega su Domani come la sfida dell’energia veda sempre più isolata la Turchia, considerata da molti la più pericolosa forza destabilizzante dell’area.
Fenomeno Harris. “Sono la prima donna vicepresidente ma non sarò l’ultima. Questo è un paese delle opportunità. Ogni bambina che ci osserva deve vedere che questo è un paese delle possibilità, il nostro paese ha dato loro un messaggio chiaro: sognate con ambizioni”. Così la vicepresidente eletta Kamala Harris, a cui Corriere e Repubblica dedicano un ampio ritratto. La scrittrice Margo Jefferson la definisce come “il futuro e il simbolo” degli Stati Uniti, in un’intervista a Repubblica. Il quotidiano diretto da Maurizio Molinari dà voce anche a Noam Chomsky, secondo cui il duo Harris-Biden deve dare ascolto anche all’ala più a sinistra dell’elettorato, rappresentata da Sanders. Intanto, sul fronte sicurezza, si temono possibili violenze legate alle milizie di estrema destra che sostengono Trump. In particolare il Messaggero riporta le preoccupazioni di Seth Jones, esperto di valutazione dei rischi al Center for Strategic and International Studies, che “teme che la minaccia si manifesterà con attacchi contro gli afro-americani, gli ispanici, gli ebrei e i musulmani”.
Ricordando le maestre. Nelle cronache torinese, la Stampa segnala l’appuntamento online di questa sera, organizzato dall’associazione ex allievi e amici della Scuola Ebraica di Torino, e dedicato a ricordare alcune insegnanti della scuola attraverso la testimonianza di ex studenti.
Daniel Reichel