Oltremare – Maldicenza

Sarà che è una donna e che per giunta ha una carriera impeccabile, da far togliere il cappello a uomini e donne senza distinzione; sarà che ha la pelle scuretta e difficile da collocare, e la cosa spesso non aiuta, ovunque si sia nel mondo occidentale; sarà che ha avuto l’ottima idea di sposare un buon ebreo di Brooklyn che fa l’avvocato e che ci sono immagini dei due che ballano e flirtano come dei ragazzini, ma insomma, questa Kamala Harris è un personaggio tanto sfaccettato quanto interessante. Se avessi avuto modo, prima che entrasse in politica e diventasse la vicepresidente in pectore del paese nel quale ho vissuto alcuni anni e le cui vicende politiche seguo ancora con attenzione, mi sarebbe piaciuto invitarla a cena, ecco. Perché quando la si sente parlare, anche in discorsi che più pubblici non potrebbero essere, inserisce sempre qualcosa di molto personale, dettagli, accenni che fanno venir voglia di farle domande, saperne di più. Cosa vuol dire crescere con una mamma immigrata dall’India e un papà giamaicano: un incontro di culture diversissime, qualcosa di così frequente per noi ebrei, soprattutto in Israele, così familiare. Farsi strada già dall’università, minoranza nella minoranza. Superare pregiudizi e maldicenza, e di recente una etichetta di estremismo totalmente inventata; ma purtroppo politica e maldicenza sono tutt’uno, soprattutto quando il contendente non ha davvero argomenti contro di lei salvo il fatto che, appunto, si permette di essere una donna e perfino colorata, e di avercela fatta lo stesso. E passi che insulti e falsità comparissero sui social ad opera di chi la temeva come concorrente. Non abbiamo nessun obbligo di tenerli in considerazione adesso, che è stata eletta.
Piuttosto, come ebrei, possiamo cominciare subito con il notare che Kamala Harris ci ha regalato il primo “Second Gentleman” ebreo della storia degli Usa: già questa, quanto a rottura di certi schemi antiquati, una bella medaglia al merito. Poi possiamo leggere online le sue iniziative e dichiarazioni per contrastare l’antisemitismo in tempi non sospetti, quando ancora non era sposata al “Second Gentleman” per intendersi, e le sue posizioni pro Israele, ripetute e costanti. E certamente, anche partendo piuttosto bene Kamala Harris dovrà poi via via confermare tutto con le sue azioni. Ma leggere le fonti disponibili ed astenersi dalla lashon hara sono due cose buone ed utili da fare, intanto.
Peccato solo per quella cena, ma chissà. Prima o poi verrà in visita in Israele, e io o ho già un menù in mente.

Daniela Fubini

(9 novembre 2020)