Dal nucleare iraniano a Israele,
cosa cambia con Biden

Europa, Medio Oriente, Iran: quale sarà l’approccio degli Usa dopo l’insediamento di Biden? Tre aree d’azione indagate dal Corriere
Per quanto riguarda il Medio Oriente “è improbabile che i rapporti tra Biden e i governi della regione restino immutati”. Il Corriere li divide tra prudenti e avventati, inserendo in questa seconda categoria quello d’Israele. Leader come Netanyahu, si legge, “dovranno ricalibrare le aspettative, anche se la sintonia — prevedono gli analisti — non potrà essere tanto mancante quanto con Barack Obama”. Il premier israeliano sembra però consapevole, viene evidenziato, “che Biden non potrà garantirgli gli stessi doni dell’amico Donald”. Allo stesso tempo il leader americano “non sembra avere intenzione di richiedere al mittente alcuni pacchi già scartati”. Come l’ambasciata Usa spostata da Trump da Tel Aviv a Gerusalemme. Il focus è anche sul rapporto con l’Iran. Biden, si ricorda, ha definito una priorità il ritorno all’accordo sul nucleare stipulato nel 2015. Ad ostacolarlo in questo suo proposito troverà però “le trappole disseminate da Donald”. 

“Ritiene realistico che il trattato nucleare con l’Iran venga salvato alle stesse condizioni del passato?”. È una delle domande che i giornalisti dell’alleanza Lena (gruppo di cui fa parte Repubblica) hanno posto all’alto rappresentante per la politica estera della Ue Josep Borrell. Questa la sua posizione: “La nuova amministrazione capisce che sarebbe molto complicato cambiare l’accordo, che ci vorrebbero anni per farne uno nuovo e che grazie a quello attuale l’Iran non è una potenza nucleare. Il deal però prevedeva che l’Iran avesse un ritorno economico in cambio della rinuncia all’atomica, spero che ora Washington lo capisca”. 

Negli scorsi giorni l’amministrazione Trump ha notificato al Congresso la vendita di cinquanta F-35 agli Emirati Arabi Uniti. Una questione che, scrive Il Foglio, diventerà l’argomento di discussioni dure: “Non tutti i politici americani sono d’accordo con la cessione di queste armi così potenti a un paese arabo e anche in Israele c’è molta resistenza contro questo passo senza ritorno”. 

Torna di drammatica attualità il tema dei migranti. Straziante la notizia del bimbo di sei mesi salvato dal naufragio del gommone affondato al largo della Libia, ma poi morto poco dopo sulla nave Open Arms. Racconta Repubblica: “Troppo gravi le condizioni del neonato, che aveva bisogno di essere subito portato in ospedale, ma alla richiesta di evacuazione medica urgente ha risposto, e tardi, solo l’Italia, facendo partire una motovedetta da Lampedusa che è arrivata due ore dopo”. 

Sull’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, un breve ricordo di Renzo Gattegna: “Ha caratterizzato la sua personalità, e il suo ruolo, nel senso della pacatezza, dell’ascolto, del dialogo”. Spiccate, si legge ancora, “le sue doti di comprensione ed ascolto”. 

Quattro antagonisti milanesi sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di aver minacciato la Brigata ebraica al suo passaggio durante il corteo antifascista per l’anniversario della Liberazione, il 25 aprile del 2018. Per tre imputati, segnala il Corriere Milano, “c’è anche l’aggravante dell’odio razziale”. 

Il Fatto Quotidiano parla di un argomento degno dei peggiori complottisti: la tesi, ovviamente mai provata, che Mussolini avesse antiche origini ebraiche. Le divagazioni su quest’argomento vengono definite “sempre interessanti”, anche se “decisamente aeree”. 

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(12 novembre 2020)