La menzogna a fin di bene

C’è stato un tempo in cui i moralisti (intesi come studiosi di problemi etici) si ponevano domande del tipo se sia lecito mentire consapevolmente se questo serve a una causa considerata eticamente superiore. Oggi ci facciamo meno scrupoli e non ci poniamo nemmeno domande del genere; tuttavia è difficile eliminare del tutto certe remore che, in determinate situazioni, si presentano sotto forma di cattiva coscienza o di una sensazione sia pur vaga di non essere del tutto in regola con le regole (appunto) del gioco.
Per essere chiaro mi riferisco all’annuncio fatto cinque giorni dopo il giorno elettorale negli Stati Uniti della scoperta della “straordinaria efficacia”, secondo l’espressione della società produttrice ripresa da Anthony Fauci, del vaccino anticovid messo a punto dalla Pfizer-Biontech. E’ difficile sottrarsi alla domanda sul perché questa informazione sia stata diffusa solo dopo la conclusione della vicenda elettorale, quando è plausibile pensare che essa fosse già in possesso degli interessati da alcuni giorni. Si può legittimamente porsi la domanda se la diffusione di questa notizia avrebbe potuto modificare l’esito del voto in quegli Stati chiave dove lo scarto tra i due candidati è stato piuttosto ridotto, partendo dal fatto che, a giudizio di molti, Trump ha perso l’elezione proprio a causa della pandemia verso la quale ha esibito un atteggiamento da molti considerato irresponsabile sostenendo che un vaccino era quasi pronto e che sarebbe stato distribuito entro la fine dell’anno in corso. Tale affermazione era stata accolta con scetticismo dalla maggior parte degli scienziati, compreso lo stesso Fauci.
Ma la domanda sulla tempestività dell’annuncio della messa a punto del vaccino ne trascina con sé un’altra, relativa ai tempi dell’elezione, in particolare alla pratica dell’invio delle schede per posta. Si badi, non sto cercando di alimentare dubbi su possibili brogli: se ce ne sono stati, l’onere della prova spetta a chi fa una simile affermazione, in questo caso a Donald Trump che ne ha parlato molto in questi giorni ma senza addurre finora una sola prova. No, mi riferisco al fatto stesso che sia possibile uno scarto, che in certi casi è considerevole, tra il momento in cui un elettore esprime il suo voto inviandolo per posta e il giorno elettorale fissato per una lunga consuetudine nel primo martedì del mese di novembre.
Tra il momento in cui gli elettori che scelgono il voto postale inviano la loro scheda e il giorno effettivo delle elezioni può intercorrere un tempo assai lungo, così lungo da poter, in ipotesi, far modificare il voto dello stesso elettore in presenza di fatti di rilevante importanza avvenuti in quel lasso di tempo. Se l’annuncio della messa a punto del vaccino Pfizer fosse stata data qualche giorno prima del 3 novembre questo sarebbe stato uno di quegli eventi capaci di modificare l’indirizzo del voto di chi aveva inviato la propria scheda per posta magari quindici giorni prima, rendendo così irreversibile la sua preferenza. Ma al di là del vaccino contro il Covid-19, si possono ipotizzare molti altri casi capaci di modificare l’orientamento di una parte almeno dell’elettorato anche alla vigilia del voto: gravi crisi internazionali, eclatanti azioni terroristiche, attentati a uno o a entrambi i candidati ecc.
Poiché si tratta di ipotesi tutt’altro che campate in aria, sarebbe opportuno che, archiviata l’elezione del 3 novembre 2020 con il successo di Joe Biden, il legislatore americano tenesse conto delle precedenti osservazioni che hanno largo corso negli Stati Uniti indipendentemente dall’appartenenza di partito, e restringesse per il futuro il voto per corrispondenza a pochissimi casi limite oppure lo abolisse del tutto. D’altra parte il voto per corrispondenza non è previsto dalla normativa italiana e di molti altri Paesi europei, a cominciare dalla Gran Bretagna, e non si capisce perché debba continuare a essere praticato, come residuo di tempi in cui le comunicazioni avvenivano con mezzi ben diversi da quelli attuali, negli Stati Uniti.

Valentino Baldacci