Setirot – Lealtà

Non sono certamente io a poter aggiungere alcunché sulla straordinaria figura e sui profondissimi insegnamenti del Rav Jonathan Sacks z”l. Voglio tuttavia condividere l’emozione che mi suscitarono alcune sue parole, lette non ricordo dove. L’argomento era Pesach, e in specifico mi colpì il ragionamento sul rashà, il figlio ribelle o cattivo che dir si voglia della Haggadà. Commentando quel “voi” e non “noi” usato dal rashà durante le domande rituali dei sedarìm, il Rav insegna che l’ebraismo è essere in comune. Questo è il principio che il bimbo ribelle nega. Perché l’ebraismo si indirizza agli individui. E nemmeno si indirizza all’umanità intera. «Dio ha scelto un popolo, una nazione, e al Monte Sinai gli ha chiesto di promettere fedeltà, non solo a lui, ma anche a se stessi fra di loro. “Emunà”, parola chiave normalmente tradotta come “fede”, più propriamente indica lealtà – a Dio, ma anche al popolo che Egli ha scelto come portatore della Sua missione, testimone della Sua presenza. È vero, a volte gli ebrei sono esasperanti. Rashì, nel suo commento all’incarico che Mosè fa al suo successore Giosuè, scrive che egli gli disse: “Sappi che loro [il popolo che stai per condurre] sono importuni e contenziosi”. Ma gli ha anche detto: “Tu sei fortunato perché avrai il privilegio di condurre il popolo di Dio in persona”. In questa idea fondamentale esiste una misura di speranza. Certo, oggi non tutti gli ebrei seguono la legge ebraica. Ma molti che non la seguono, si identificano comunque con Israele e il popolo ebraico. Perorano la sua causa. Sostengono le sue cause. Quando Israele soffre anche loro sentono dolore. Sono implicati nel destino del popolo. Sanno fin troppo bene che “Israele oggi è perseguitato e oppresso, odiato, tormentato e sopraffatto da afflizioni”, ma non voltano le spalle. Possono non essere osservanti, ma sono leali – e la lealtà è una parte essenziale (anche se solo una parte) di ciò che è la fede. Un ebreo che non dice “voi” quando Israele viene attaccato, ma “noi”, ha fatto un’affermazione fondamentale – di essere parte di un popolo, condividendo le sue responsabilità, identificandosi nelle sue speranze e timori, celebrazioni e tristezze. Questo è il patto, ed ancora oggi ci chiama all’appello».
Non so se Rav Sacks sarebbe d’accordo, ma quella “lealtà” io credo sia il grande mistero che sta dietro alla nostra identità. La medesima identità che un altro grande uomo appena scomparso, Renzo Gattegna z”l, ha difeso e protetto per l’intera sua esistenza.
Che i loro nomi siano di benedizione.

Stefano Jesurum