Una settimana, tre ricordi

Che settimana terribile. Iniziata poco dopo la fine dello Shabbat con la notizia della scomparsa di Rav Jonathan Sacks. Su Whatsapp si susseguono i messaggi accorati: “Pensatore brillante ed umano, capace di parlare in un modo che conquista chiunque e di far sentire orgoglioso della propria appartenenza ebraica anche chi è lontano dalla pratica”, “un’enorme perdita”, “una figura amabilmente autorevole” e tanti altri di questo tenore.
Il 9 novembre scompare in Israele l’artista Leo Contini. Il mio pensiero corre alle sue originalissime opere di judaica, ma soprattutto al quadro “Ferrara, città biciclica” (immagine grande in basso) che da decenni sovrasta i pranzi e le cene a casa dei miei genitori (tra l’altro in questi giorni sto interrogando sull’Orlando Furioso e la città di Ferrara è inevitabilmente in cima ai miei pensieri); un quadro per me così piacevolmente familiare che ritrovandolo a Firenze alcuni anni fa in una casa che mi ospitava mi ero sentita immediatamente a mio agio.
Il giorno seguente è arrivato un colpo durissimo per l’ebraismo italiano: la scomparsa di Renzo Gattegna, ex presidente dell’UCEI, una persona squisita, estremamente disponibile, con un straordinaria capacità dialogare con tutti, di far collaborare tra loro persone e gruppi con idee anche molto diverse. Quanti sogni, idee e progetti di cui si parlava da decenni sono diventati realtà durante la sua presidenza, a cominciare proprio da Pagine ebraiche e Moked. Mi piacerebbe ricordarlo con le sue stesse parole, a conclusione di un’intervista per Ha Keillah del giugno 2014. Gli avevamo chiesto quali fossero, a suo parere, le sfide più importanti che l’UCEI avrebbe dovuto affrontare nel suo futuro prossimo. Tra le altre cose ci aveva risposto: “Rompere qualsiasi forma di isolamento sia rispetto ad altre Comunità che rispetto alla società di cui si è parte integrante e fondante; rifiutare di emarginare e di essere emarginati, senza per questo accettare compromessi sui principi e i valori; abbattere barriere di separazione di qualsiasi genere, nella convinzione che all’apertura dei cancelli dei ghetti non possa che far seguito il rifiuto di qualsiasi volontario isolamento di tipo culturale, sociale o psicologico”; e ancora: “Mantenere l’assoluto rifiuto di qualsiasi forma di idolatria, non solo in senso religioso, ma anche culturale e comportamentale continuando a difendere la laicità degli Stati e delle istituzioni, intesa come libertà di opinione e di parola nella pari dignità e nel reciproco rispetto; contro qualsiasi forma di discriminazione nella convinzione che la convivenza e il dialogo fra diversi possa essere fonte di ricchezza.”
Parole valide oggi più che mai di fronte alle sfide sempre più difficili che ci attendono.

Anna Segre, insegnante

Leo Contini (1939-2020)

Il 9 novembre è mancato in Israele Leo Contini, ingegnere nucleare ed artista poliedrico. Nato a Nizza nel 1939 da genitori ferraresi di cultura, impegnati antifascisti, aveva fatto l’alià nel 1967. Diversi i linguaggi con i quali si è espressa la sua creatività artistica: la grafica, la pittura figurativa, la pittura frammentata, l’”anascultura” detta anche “arte dei buchi neri”, una rappresentazione pittorica dei volumi. Della serie “judaica” sono anche nuove e geniali forme per oggetti rituali ebraici (un bicchiere da kiddush che riflette le parole scritte sul piattino, una chanukkià con la scritta che si può leggere identica da davanti e da dietro, ecc). Ha esposto le sue opere in mostre personali a Tel Aviv, San Paolo, Ferrara, Milano, Parigi.
Con il fratello Bruno ha pubblicato Nino Contini (1906-1944) quel ragazzo in gamba di nostro padre, diari dal confino e da Napoli liberata, Giuntina 2012.

David Terracini

(13 novembre 2020)