Liliana Segre, Testimone
e nonna d’Italia
“Sarei stata una vecchia comune se non mi fossero capitate tutte le cose che ben sapete. E che mi sono capitate quando ero già vecchia, vecchissima”. Diventare senatrice a vita, essere guardata come un punto di riferimento dall’intero paese, dover essere protetta da una scorta. Liliana Segre, la nonna d’Italia che ha parlato a generazioni di nipoti, ricorda a Pagine Ebraiche come la sua vita sia stata stravolta proprio nella fase della vita in cui in genere alle persone non capitano grandi cambiamenti. “Sicuramente avrei smesso lo stesso di testimoniare, perché a 90 anni comunque uno dice basta. In generale però avrei avuto una vita molto tranquilla con i miei affetti, con le amicizie che man mano si assottigliano per questione di anagrafe. E basta. Invece sono diventato una persone che, anche quando vuole andare a letto perché è stanca, le capita la scarica di adrenalina perché riceve una chiamata dal Presidente Mattarella o da un altro personaggio. E quindi la mia vecchiaia è molto particolare”. Particolare anche perché segnata dalla decisione di diventare Testimone della Shoah e raccontare la propria tragica esperienza di persecuzioni, dalle Leggi razziste del 1938 alla deportazione ad Auschwitz. Una decisione maturata una volta divenuta nonna e che l’ha portata a girare l’Italia. “Il fatto che io sia stata sempre a contatto con le scuole, con migliaia di ragazzi, ha fatto sì che oggi incontro per la strada adulti che mi ringraziano, mi dicono che 20 anni fa hanno ascoltato la mia testimonianza e oggi sono professori e la ricordano ai loro studenti”. Ora, come è noto, Segre ha deciso di ritirarsi dalla vita pubblica, una scelta coincisa con l’esplodere della pandemia nel nostro paese. “Io faccio la vita di tutti i cittadini, sono ubbidiente, uso la mascherina e sto molto attenta come è logico che sia. Mi privo di molti contatti, altrimenti poi i nipoti si preoccupano, e loro li vedo meno di quanto non vorrei. Ho sempre la fortuna dei miei carabinieri, la mia scorta, con i quali condivido uscite. E loro insistono perché io cammini anche quando non ne ho molta voglia perché mi fa bene. Sono diventati oramai persone di famiglia. Insomma, mi reputo fortunata”. Le minacce e gli insulti che hanno portato ad affidarle la scorta non la colpiscono più di tanto. Lo ha ribadito in più occasioni: “Chi fa questi gesti, perde il suo tempo prezioso. E non mi fa nessuno effetto, sono altre le cose che mi preoccupano: l’antisemitismo montante, il razzismo crescente, l’idea dell’inutilità di ciò che è stato”. Poi racconta di aver letto sul giornale che qualche hater online l’ha paragonata alla strega di Biancaneve: “Altro che nonnina, sarei quella strega – racconta ridendo la senatrice – io mi ricordo quando è uscito Biancaneve in Italia (nel 1937). Poi tutte le produzioni americane furono vietate. Beh, mi ricordo che faceva veramente paura, che alcuni genitori invitavano a non guardarlo perché la strega era spaventosa. E ora mi hanno paragonata a quella strega. Mi fa sorridere”.
dr, Dossier Anziani, Pagine Ebraiche Novembre 2020