Schwartzman, la sfida a Djokovic
per chiudere il 2020 in bellezza

“Qualunque prova debba affrontare nella mia carriera non è paragonabile alle difficoltà affrontate in passato dalla mia famiglia”. L’argentino Diego Schwartzman non è solo un grande tennista, da qualche settimana tra i primi dieci al mondo. È anche una persona con i piedi ben piantati per terra.
Nato a Buenos Aires in una famiglia ebraica di origine est-europea, il 28enne tennista cita spesso come esempio i genitori Ricardo e Silvana Schwartzman. Ma anche i nonni e bisnonni, che scelsero l’Argentina per ritrovare una normalità spezzata in Europa dalle persecuzioni e della Shoah.
“Quando sono arrivati in Argentina – ha spiegato di recente – non parlavano una sola parola di spagnolo, conoscevano soltanto lo yiddish. La famiglia di mio padre veniva dalla Russia ed è giunta in questo paese su una nave. Non era semplice cambiare drasticamente vita per effetto della guerra, ma ci sono riusciti”.
Drammatica in particolare la storia della bisnonna, che fu arrestata, imprigionata e deportata su un treno destinato a un campo di sterminio. Miracolosamente, per effetto di un guasto, riuscì a sfuggire da quella condizione e a mettersi in salvo. “Penso alle loro storie e mi sento fortunato”, ha ammesso Schwartzman.
Il 2020, questo complesso 2020, è stato per lui un anno di svolta. Un anno in cui ha potuto mettersi in mostra come mai finora, arrivando anche a sfiorare una prestigiosa vittoria agli Internazionali di Roma. Se consacrazione sarà lo si vedrà anche questo pomeriggio, quando sarà chiamato a sfidare il fortissimo Novak Djokovic nel match d’esordio delle ATP Finals (finora, negli scontri diretti, ha sempre vinto il serbo).
Ad oggi il tennista argentino occupa la nona posizione nella classifica ATP, che riunisce i giocatori professionisti di tutto il mondo (al primo c’è proprio Djokovic). Memorabile, lo scorso settembre a Roma, la vittoria ai quarti contro il mito Rafa Nadal. Una vittoria che ha entusiasmato gli addetti ai lavori e che ha fatto pronosticare a qualcuno: è solo l’inizio.

(16 novembre 2020)