“Yad Vashem è un’oasi di consenso. No a un presidente divisivo”
Nelle prossime settimane il governo israeliano sarà chiamato a confermare o meno Effi Eitam, ex generale e politico della destra nazionalreligiosa, alla guida dello Yad Vashem, l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah di Gerusalemme. A promuovere la candidatura di Eitam è stato il ministro per l’Alta formazione e le risorse idriche, Zeev Elkin. Una scelta che però sta incontrando molta resistenza con appelli pubblici al governo affinché cambi candidato. A preoccupare sono le posizioni espresse in passato dallo stesso Eitam, che ha pubblicamente chiesto “l’espulsione della maggioranza degli arabi dalla Giudea e Samaria”, ha definito gli arabi israeliani una “quinta colonna” e ha auspicato che fossero esclusi dal sistema politico del Paese. “Non è un uomo che considera tutti uguali, il che è un presupposto fondamentale per chiunque gestisca un’istituzione come Yad Vashem”, la posizione di Shraga Milstein, presidente dell’Associazione israeliana dei sopravvissuti di Bergen-Belsen. “Lo Yad Vashem è l’incarnazione di un’istituzione che parla a nome delle minoranze. È davvero molto difficile accettare dichiarazioni come quelle fatte da Eitam”, ha dichiarato all’Associated Press Colette Avital, ex diplomatica israeliana e presidente del Center Organizations of Holocaust Survivors d’Israele. “Ci sono abbastanza persone, che si tratti del BDS o dei negazionisti della Shoah, che diranno ‘Guarda, come può parlare a nome dei sopravvissuti alla Shoah quando questo è ciò che dice degli arabi?'”. D’accordo con queste posizioni critiche, il demografo Sergio Della Pergola, membro della commissione Yad Vashem per i giusti tra le nazioni. “Yad Vashem è uno dei pochi luoghi del consenso in Israele, un’oasi che va preservata. Non si può politicizzarla in questo modo e prestare il fianco a chi non vede l’ora di attaccare Israele e gli ebrei”, l’opinione di Della Pergola, che poi ricorda un precedente. “Si trattava di nominare un nuovo presidente dell’unità di Gerusalemme dello Yad Vashem e tra i candidati c’era l’ex comandante dell’aviazione militare Eliezer Shakedi, personaggio estremamente capace, preparato e intelligente. Aveva però condotto l’aviazione durante la guerra del Libano e pianificato i bombardamenti del paese in cui erano morti anche dei civili. E quindi è sorto un clamore, ‘come possibile che un’unità dello Yad Vashem venga presieduta da un generale?’ e per questo la candidatura di Shakedi alla fine cadde. Ora siamo da capo, se un generale non può presiedere l’unità di Gerusalemme, ancora meno può guidare l’intera istituzione”, afferma Della Pergola, che sottolinea la sua contrarietà alla nomina di Eitam. “Non mi piace come personaggio, ma anche per un fatto di opportunità credo si dovrebbe scegliere qualcun altro, non di politico. Qualcuno dalla comprovata capacità direttiva, con competenze in materia di educazione e ricerca, aperto al mondo perché Yad Vashem è sia un punto di riferimento per Israele sia a livello internazionale”. Il demografo ricorda i tanti aspetti su cui è impegnato l’ente di Gerusalemme – dalla formazione di studenti e docenti al lavoro per la nomina dei Giusti tra le Nazioni – e sottolinea come, a causa della mancata approvazione del nuovo Bilancio dello Stato da parte del governo israeliani, ci siano diverse difficoltà nella gestione finanziaria delle attività.
dr