“Antisemitismo e teorie del complotto,
una minaccia sempre più concreta”
Dagli Stati Uniti all’Europa, il proliferare di teorie del complotto pone un problema enorme alla tenuta delle società democratiche. Un problema che si manifesta soprattutto in rete, dove da tempo imperversano avvelenatori di pozzi di ogni sorta. Ma che, come dimostrano anche le ultime elezioni americane, finisce ormai per ripercuotersi in modo inquietante nella vita “reale”. Non di rado nei palazzi dove si esercita la vita politica e democratica.
A fare il punto il webinar “Antisemitismo e odio online. Il complottismo al tempo di Internet” organizzato dall’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar) del governo italiano e dalla Coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo con il patrocinio di UCEI e Fondazione Cdec.
Grande la preoccupazione espressa dal direttore dell’Unar Triantafillos Loukarelis. “Non possiamo negare l’esistenza di un problema: alcune sponde spesso arrivano dal linguaggio istituzionale”. Tra gli esempi citati il sostegno da alcuni espresso alla luce del sole a teorie deliranti come il cosiddetto “piano Kalergi” o l’eterno classico antisemita del “complotto demo-pluto-giudaico-massonico”. Senza dimenticare le campagne diffamatorie nei confronti di George Soros, in auge anche in Italia. A suscitare particolare inquietudine, ha aggiunto Loukarelis, è poi il ruolo svolto da alcuni gruppi “che hanno sostenuto il presidente uscente degli Stati Uniti, come gli aderenti a QAnon e ai Proud Boys”.
Molto preoccupata si è detta anche la coordinatrice nazionale contro l’antisemitismo Milena Santerini. “Oggi – la sua riflessione – distinguere le ossessioni dalla realtà è diventato molto difficile. Attorno alla cospirazione, su internet, si stanno formando vere e proprie comunità di adepti”. Come nel caso di QAnon, “che sta diventando una sorta di religione in grado di raccogliere tutti i no: i no vax, i no maschere, i no Covid e così via”. Una minaccia quindi sempre più ampia ed estrema.
L’antisemitismo, ha poi sottolineato la presidente UCEI Noemi Di Segni, non è una qualsiasi discriminazione. “Se non se ne comprendono le specificità – il suo pensiero – non si può affrontare nel giusto modo un problema che ha carattere millenario”. La presidente dell’Unione ha poi espresso la propria soddisfazione per lo sviluppo di iniziative di presidio avvenute nell’ultimo anno. Dalla nomina della coordinatrice nazionale al lavoro svolto insieme all’Unar e alle forze di polizia. Tema tra i più rilevanti, per Di Segni, è la comprensione a fondo di una “psicologia di massa” che un tempo applaudiva Mussolini in Piazza Unità d’Italia a Trieste e oggi si presenta sulla rete.
Numerosi gli interventi che hanno caratterizzato il webinar, moderato dal giornalista Stefano Pasta (clicca qui per rivederlo). A prendere la parola Andre Oboler, ceo di Online Hate Prevention Institute; Stefano Gatti, ricercatore e redattore del portale Osservatorio antisemitismo della Fondazione Cdec; Juliane Wetzel, ricercatrice del Centre for Research on Antisemitism di Berlino; Jordana Cutler, responsabile Politiche Pubbliche per Facebook Israele e la Diaspora Ebraica; Leonardo Bianchi, giornalista di Vice Italia; Valentina Pisanty,semiologa dell’Università di Bergamo; l’avvocato Roberto De Vita.
a.s
(19 novembre 2020)