Schama: “È la Storia a darci una rotta”

“La conoscenza della Storia non risponde solo alle esigenze degli accademici. Perché è uno studio che ci consente di capire davvero non solo quello che è accaduto, ma anche quello che sta accadendo e quello che ci riserva il futuro. È un modo per scandagliare l’animo umano. Per capire l’energia che sta alla base della sua capacità creativa”.
Qualche anno fa, intervistato da Pagine Ebraiche, lo storico Simon Schama illustrava con queste parole la bellezza, le sfide e l’importanza del suo mestiere. Autore tra le varie opere di una monumentale Storia degli ebrei pubblicata in Italia da Mondadori, Schama è al lavoro sull’ultimo, complesso capitolo. Quello relativo al Novecento e al primo scorcio del nuovo millennio. Uno dei temi su cui si è soffermato nel corso del primo e-summit per leader ebraici organizzato nel fine settimana da European Council of Jewish Communities e American Joint Distribution Committee. 
La storia ebraica, ha ricordato Schama, è una storia costellata di sfide e soprattutto di resilienza. Un valore quanto mai attuale in tempo di pandemia. “Siamo il popolo dello Zakhor, siamo animali della memoria” ha sottolineato lo studioso britannico, insignito nel 2019 del titolo di baronetto. Ricordare e conoscere, ha poi aggiunto, significa “essere presenti”. Persone consapevoli che non sono travolte dal presente, ma lo affrontano con un miglior bagaglio di esperienze.
Sempre a proposito di pandemia, Schama ha menzionato i pogrom e le stragi che hanno caratterizzato la società europea nei secoli passati. L’accusa a singoli ebrei o a intere comunità ebraiche, come noto, era quella di aver portato la malattia. Una menzogna nel nome della quale si sono prodotti eccidi di ogni sorta. 
Tre macrotemi, ha annunciato, caratterizzeranno l’ultimo volume della sua trilogia: “La Shoah, la nascita dello Stato di Israele e la vita degli ebrei sotto il comunismo”. Al riguardo Schama ha confidato l’emozione suscitata da una visita svolta ad Odessa, città simbolo di un mondo oggi scomparso.
Ma a conferma che non solo di grandi nomi si nutre il mestiere dello storico di spessore, ha poi confidato il suo desiderio di scrivere di una comunità apparentemente minore, non toccata da avvenimenti epocali: quella degli ebrei di Baku, capitale dell’Azerbaijan. Una comunità di frontiera tra mondi per capire la Storia e, di conseguenza, conoscere un po’ anche del nostro futuro.

(23 novembre 2020)