La missione di Bibi

Tra le notizie più commentate dai quotidiani italiani, la visita segreta – non confermata – del Primo ministro Benjamin Netanyahu in Arabia Saudita. Secondo i media israeliani, Netanyahu avrebbe incontrato domenica il principe ereditario Mohammed Bin Salman. Sul tavolo, l’alleanza contro il comune nemico, l’Iran, evidenziano Corriere, Stampa e Repubblica. La normalizzazione dei rapporti, mediata dall’amministrazione Trump, non è così vicina viste le divisioni interne all’Arabia Saudita, avvertono alcuni esperti: “L’iniziale consenso alla fuoriuscita (della notizia dell’incontro) e la successiva smentita sono indice della lotta intestina nel Regno sull’apertura a Israele”, dice a Repubblica Yaakov Amidror, già consigliere per la Sicurezza Nazionale di Netanyahu. Per Fiamma Nirenstein sul Giornale l’incontro è un primo caposaldo per un piano di pace tra i due paesi; ma anche – per molti analisti, soprattutto – un messaggio alla prossima presidenza Biden di non ammorbidire la propria politica nei confronti del nemico Iran. Ne parla anche Gad Lerner sul Fatto Quotidiano, unico a dare un’accezione tutta negativa all’incontro in terra saudita. Per Daniele Ranieri del Foglio il vertice rappresenta soprattutto il tentativo di Bin Salman di tornare nelle grazie di Washington, sfruttando Israele come ponte. Un’Israele che intanto rischia quarte elezioni, con scontri sempre più aperti tra Netanyahu e il ministro della Difesa e premier in alternanza Benny Gantz. Quest’ultimo ha dato il via libera a una commissione d’indagine su un caso di corruzione legato alla vendita di sottomarini. Caso in cui Netanyahu non è indagato, ma lo sono alcuni suoi stretti collaboratori (Fatto) e per questo il Premier ha attaccato l’alleato. Nel mentre il ministro della Difesa pare sia stato tenuto all’oscuro della visita di Netanyahu in Arabia Saudita, scoprendolo dai giornali. Tra i due non c’è mai stata fiducia, ma la rottura definitiva sembra avvicinarsi.

Biden sceglie la squadra di governo. Antony Blinken, diplomatico di lungo corso sarà il nuovo segretario di Stato americano. Janet Yellen ex governatrice della Fed, sarà con ogni probabilità la prima donna alla guida del Tesoro. John Kerry, già segretario di Stato di Barack Obama, guiderà gli uffici che si occuperanno del cambiamento climatico (Stampa). Il presidente eletto Joe Biden comincia a costruire la sua squadra, mentre l’attuale presidente Trump apre finalmente al passaggio di consegne (Sole 24 Ore). Sarà ovviamente una nuova stagione rispetto all’era Trump, come evidenziano le parole di Blinken: “Nessuno dei problemi da affrontare come nazione e come pianeta, dai cambiamenti climatici alla pandemia fino ai pericoli di armi non convenzionali, ha soluzioni unilaterali. Nemmeno un Paese potente come gli Stati Uniti può cavarsela da solo” (Repubblica).

Identikit di Blinken e Yellen. Il Corriere della Sera dedica in particolare due approfondimenti per raccontare chi siano Antony Blinken e Janet Yellen, che condividono, tra le altre cose, l’identità ebraica. Rispetto a Blinken – di cui viene ricordato il trasferimento da bambino a Parigi al seguito della madre, risposatasi con un avvocato sopravvissuto ad Auschwitz e Dachau – “la comunità internazionale si aspetta che riporti gli Stati Uniti negli accordi stracciati da Trump: il Protocollo di Parigi sul clima e poi l’accordo con l’Iran sul nucleare. Ma la vera sfida per lui, come per tutta l’amministrazione Biden, sarà il rapporto con la Cina”. Yellen invece, già alla guida della Fed, viene descritta come una “keynesiana molto attenta al mondo del lavoro e per nulla tenera con la grande finanza”. “Grande sostenitrice della necessità di erogare sostegni economici straordinari, soprattutto alle famiglie, per contrastare gli effetti disastrosi del coronavirus. Sarà questa la sua prima battaglia in Congresso, visto che i repubblicani – che negli anni di Trump hanno tollerato la sua espansione senza limiti della spesa pubblica – già indicano di voler tornare alla vecchia linea del rigore fiscale”.

Odio online, misogino e antisemita. La quinta edizione della Mappa dell’Intolleranza, a cura di Vox, evidenzia come siano le donne il primo bersaglio dell’odio online. “Degli oltre 506.700 tweet analizzati e destinati al mondo femminile tra marzo e settembre del 2020, la metà conteneva un insulto: Nord Italia, Lazio, Campania e Puglia le regioni più attive nell’odiare le donne”, racconta oggi La Stampa, presentando il rapporto. “Al secondo posto, – aggiunge il quotidiano torinese – con un tasso di negatività nei cinguettii del 18,45 per cento sul totale di 1304537 tweet presi in esame, ci sono gli ebrei, vittime di una ‘tendenza ascensionale che è passata dal 2,2 per cento del 2016 ai dati attuali’. Due gli eventi che hanno scatenato il peggior disprezzo della comunità ebraica: il 25 Aprile e il compleanno della senatrice a vita Liliana Segre”.

Israele-Europa, nuovi ponti commerciali. L’italiana The One Company, società specializzata nel supporto alle aziende dell’agroalimentare, ha chiuso un accordo con la prima azienda di distribuzione Food in Israele, la Sanlakol. Lo racconta a Milano Finanza il fondatore di The One Company, Lorenzo Zurino. Il giornale racconta anche come Google stia “gettando le basi per una rete in fibra ottica che per la prima volta attraverserà i due storici rivali Arabia Saudita e Israele, aprendo un nuovo corridoio per il traffico internet globale” che dovrebbe arrivare fino in Europa. “Secondo le fonti, è probabile che la nuova rotta del progetto sia costituita da un cavo sottomarino tra l’India e l’Arabia Saudita con collegamenti con Paesi vicini come l’Oman. Il progetto attraverserebbe via terra la Giordania e Israele, probabilmente attraverso l’attuale infrastruttura in fibra ottica. Da lì, il colosso guidato da Sundar Pichai intenderebbe posare un altro cavo sottomarino che attraverserebbe il Mediterraneo per puntare all’Europa”.

Daniel Reichel