“La testimonianza di Piero
un’eredità viva nel presente”

“La mia testimonianza appartiene a un impegno civile che negli anni ho elaborato dopo il lungo silenzio dovuto all’impossibilità di raccontare ed essere creduto. Smisi di tacere quando vidi l’arroganza dei revisionisti, il razzismo e la xenofobia che tornavano. Dovevo contrastarli con la forza di questa convinzione: io c’ero ed ho visto con i miei occhi”. 
È passato un anno dalla scomparsa di Piero Terracina. Un gigante della Memoria cui è stato dedicato, nelle scorse ore, un partecipato limmud (clicca qui per rivedere la diretta sul canale social UCEI). L’occasione per ricordarne la vita, gli ideali, il suo senso innato di giustizia. Molti gli interventi che hanno animato la serata di studio, cui era tra gli altri presente il nipote Ettore.
“Piero – ha esordito rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma – è stato un Testimone eccezionale. Mi hanno sempre impressionato la sua grazia, la sua capacità di esporre cose terrificanti con forza, dignità e pacatezza. Uno stile inconfondibile. Nell’ambito della specificità della Shoah esiste la specificità di ogni persona, ciascuna delle quali è un mondo. Un mondo che va ricordato nella sua essenza particolare”. Nel suo intervento Rav Di Segni ha accennato ad alcune questioni di Halakhah e al dibattito che si sviluppò nel mondo ebraico in merito alla condanna a morte del criminale nazista Adolf Eichmann. “Eichmann meritava non una, ma milioni di morti. Il fatto che vi sia stata questa discussione – ha osservato il rabbino capo – non significa che non abbiamo spina dorsale, ma una diversa concezione della vita. Un altro livello di civiltà rispetto a chi vuole distruggerci”. 
“Piero – è poi intervenuta Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma – è stato un Testimone infaticabile”. Ad essere sottolineate, tra le varie qualità che gli erano proprie, “tranquillità, saggezza, schiettezza”. Dureghello ha quindi introdotto il tema della progressiva scomparsa dei Testimoni della Shoah, declinandola anche al tempo del Covid. Con l’impossibilità quindi di organizzare e replicare iniziative in presenza con le ultime voci dall’orrore. Le parole di Piero, ha osservato, restano però vive, condivise e partecipate anche attraverso l’ausilio delle nuove tecnologie. “Guardando a come i ragazzi hanno reagito alle sollecitazioni – il suo pensiero – il seme è presente e verde”. 
Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ha ricordato l’ultimo impegno pubblico di Terracina: il conferimento della cittadinanza onoraria del Comune umbro di Deruta, ottenuta assieme a Sami Modiano. “Era – ha raccontato – una giornata di pioggia torrenziale. Eppure loro erano lì, pur di raggiungere il gruppo di ragazzi che li aspettava”. La presidente dell’Unione si è poi soffermata sulla sfida di “fare Memoria” in una società caratterizzata da rilevanti rigurgiti di odio e antisemitismo anche per la manifesta difficoltà di fare i conti con il passato. “La sfida – ha sottolineato Di Segni – è quella di una narrazione che non può appiattirsi su nazisti, occupazione, Auschwitz. È una cosa molto più profonda. E Piero lo sapeva bene”. 
Rav Alberto Funaro ha messo in relazione la luce della testimonianza con Chanukkah, la festa delle luci che ricorda la riconsacrazione del Beth haMikdash dopo la profanazione compiuta da Antioco Epifane. Simbolo della festa, come noto, è la Chanukkiah. Il candelabro a otto braccia che rappresenta un simbolo di identità e che ciascun ebreo è tenuto ad accendere nella propria abitazione. “Per ottenere una grande luce – la riflessione del rav Funaro – basta una fiammella. Una cosa piccola. Come una buona parola, a volte sufficiente per cambiare un destino. Piero lo ha fatto per anni”. 
“I nostri Maestri – ha esordito rav Cesare Moscati – ci insegnano che i Giusti vivono anche dopo la loro morte biologica. Piangiamo questa sera un grande uomo. Il nostro dolore dovrà però trasformarsi in forza di volontà per contrastare i negazionisti”. A colpire il rav Moscati il fatto che da Terracina non siano mai arrivate parole di odio nei confronti di alcuno. “E questo – ha detto – perché sapeva che è l’odio ad aver generato il dolore. Che l’odio è il nemico della vita”. 
“Piero è stato colpito direttamente. Altri sei milioni di ebrei sono stati colpiti direttamente. La giustizia degli uomini non è ancora arrivata alla conclusione, ma sappiamo che c’è sempre la giustizia di Dio nei confronti di coloro che hanno tentato di annientarci e di distruggerci” ha quindi affermato rav Enzo Di Castro al termine di una breve lezione dedicata a questo tema, ispirata da un passo dei Pirkè Avot.
Ha concluso il limmud un intervento di Lello Dell’Arriccia, presidente di Progetto Memoria. “Piero – ha ricordato – è stato il promotore, il fondatore e il primo Testimone infaticabile di Progetto Memoria”. Un impegno che ha svolto fino all’ultimo senza risparmiarsi, consapevole della posta in gioco. “Senza memoria non c’è futuro. Piero ce lo ha insegnato. Questo è stato il suo testamento. Questa – ha sottolineato Dell’Arriccia – è la nostra eredità”.

(27 novembre 2020)