Il piano Conte per il Recovery Fund

Un organo politico, guidato da Palazzo Chigi, che si appoggerà a un comitato esecutivo composto da sei manager, uno per ogni progetto del Piano di ripresa e resilienza. È la struttura a cui vorrebbe dare vita il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per finanziare e realizzare i progetti dell’Italia nel quadro del Recovery Fund europeo. “Quei 209 miliardi sono per il nostro Paese la sfida della vita, sarebbe doloroso non arrivare fino in fondo”, spiega Conte in un’intervista oggi al Corriere della Sera. Nell’idea del Premier, che sta ricevendo resistenze nella maggioranza, “la tecnostruttura avrà poteri sostitutivi. Se un progetto ritarda o rischia di essere realizzato male, subentrano i tecnici e commissariano l’opera”.

Iran in confusione. “L’Iran, rispetto ai durissimi colpi subiti nell’ultimo anno, ha dimostrato di stare facendo di tutto per evitare un’escalation, lo vediamo anche in Libano e Iraq. Credo che, prima di ogni cosa, a loro interessi la sopravvivenza del regime. E per questo servono soldi, la situazione economica del Paese è drammatica. Credo che aspetteranno di vedere come Biden si comporterà. Arrivano al tavolo delle trattative in una posizione di estrema debolezza e Biden dovrebbe poter sfruttare questa condizione per ottenere un accordo migliore”. È la lettura del giornalista israeliano Ronen Bergman, intervistato oggi da Repubblica in merito all’uccisione del capo del programma nucleare iraniano Mohsen Fakhrizadeh e alla situazione interna al paese guidato dagli Ayatollah. Un’eliminazione attribuita a Israele, quella di Fakhrizadeh, che dimostrerebbe una volta di più la capacità dell’intelligence israeliana di infiltrarsi tra le fila del regime di Teheran. Sempre Repubblica riporta poi la ricostruzione circolata in Iran – considerata poco credibile dagli esperti – secondo cui l’uccisione di Fakhrizadeh sarebbe avvenuta attraverso armi comandate da remoto. Il Messaggero ne racconta un’altra, secondo cui sarebbero stati coinvolti 12 agenti a bordo di moto e suv e due cecchini (nel titolo del quotidiano un refuso indica 62 agenti coinvolti). In ogni caso, il colpo per il regime iraniano è stato durissimo: voci interne chiedono ritorsioni contro Israele, ma, come sottolinea Bergman (che non crede alla teoria per cui l’operazione sia stata fatta per mettere in difficoltà Biden e le sue possibili aperture a Teheran), l’Iran non sa come agire. “Le autorità iraniane.vanno alla ricerca di ambientalisti, studenti, accademici e attivisti per i diritti umani, ma non sono riuscite a prevenire l’assassinio dello scienziato nucleare più importante del Paese”, scrive la giornalista Golnaz Esfandiari.

La presidenza di Yad Vashem. Arriva anche sui quotidiani italiani la polemica legata alla proposta del ministro israeliano Zeev Elkin, vicino al Premier Netanyahu, di nominare alla guida dello Yad Vashem l’ex generale e politico di estrema destra Effi Eitam. Il Corriere racconta oggi chi è Eitam e del perché il suo nome sia contestato da diverse realtà che si occupano di Memoria, tra cui la federazione che raggruppa in Israele le associazioni dei sopravvissuti alla Shoah: Eitam “ritiene inevitabile l’espulsione dei palestinesi dalla Cisgiordania e raccomanda di togliere la cittadinanza agli arabi israeliani”.

I pescatori ostaggio di Haftar. Da 90 giorni 18 pescatori che erano a bordo di due pescherecci partiti da Mazara del Vallo, nella Sicilia occidentale, sono agli arresti a Bengasi per decisione del generale libico Haftar. “Sono ostaggi, catturati e usati come merce di scambio con l’Italia. Ma l’Italia non ha alcuna intenzione non dico di scambiare alcunché, ma di prendere in considerazione l’idea stessa di una trattativa per liberare diciotto nostri connazionali nelle grinfie di bande armate cui è difficile riconoscere dignità statale”, la denuncia sul Corriere di Pierluigi Battista, che accusa il governo di debolezza e l’opinione pubblica di silente indifferenza.

La squadra femminile di Biden. Oltre alla vicepresidente Kamala Harris, saranno molte le donne a ricoprire ruoli chiave nella prossima amministrazione Biden. Lo ricorda oggi il Corriere, facendo un profilo di alcune di loro: Janet Yellen scelta per il ministero del Tesoro; Avril Haines alla direzione del National Intelligence; Linda Thomas-Greenfield, futura ambasciatrice alle Nazioni Unite. Ancora da sciogliere il nodo legato al dipartimento dell’interno: Deb Haaland, 59 anni, deputata del New Mexico e dei Laguna Pueblo, è la candidata più quotata. Se fosse nominata, sarebbe la prima nativa americana a capo di un dipartimento di governo.

Francia, polizia violenta. Le immagini di Ameer Alhalbi, naso rotto e volto tumefatto, hanno fatto il giro della Francia. Siriano, fotografo indipendente, ha ricevuto un colpo violento in viso da un poliziotto durante la manifestazione a Parigi sabato pomeriggio. Una manifestazione, riporta la Stampa, “indetta per protestare contro una nuova legge, ora in discussione al Parlamento, che limiterà fortemente la possibilità di filmare, anche da un semplice cellulare, dei poliziotti in azione”. Il problema della violenza della polizia, spiega Marc Lazar su La Stampa, non è nuovo in Francia e c’è bisogno “di ricostruire una relazione di maggiore fiducia fra le forze dell’ordine e i cittadini”. Ancora sul quotidiano torinese, Bernard Guetta sottolinea come ci sia un problema di razzismo all’interno della polizia – in particolare nei confronti degli arabi -, ma che la situazione non sia paragonabile agli Stati Uniti. Rispetto poi alla rabbia che si respira in Francia, Guetta spiega: “La situazione è complicata e potrebbe esplodere, ma non in modo strutturato. In genere i grandi scioperi o le rivoluzioni sociali vere e proprie divampano quando la gente ha la speranza di poter cambiare passo mentre i francesi oggi non vedono miglioramenti possibili”.

Amicizie sgradite. Il ministero degli Esteri israeliano ha difeso di recente con forza un importante cantante e attore egiziano, Mohamed Ramadan, che sta affrontando una denuncia in tribunale e le proteste sui social media per il semplice fatto di aver fatto alcune foto con delle celebrità israeliane: “No alla normalizzazione”, “Tutti i palestinesi dovrebbero smettere di seguirti”, alcuni dei messaggi sui social egiziani contro Ramadan. Ne parla oggi il Fatto Quotidiano.

Ritratto di Gillo Pontecorvo. “Di famiglia benestante ebraica, era stato costretto a fuggire nel 1938 a Parigi a seguito delle leggi razziali, ma sei anni dopo era ritornato in Italia, dove si era iscritto al Partito comunista e aveva combattuto la guerra partigiana con il nome Barnaba”. Si tratta di Gillo Pontecorvo, celebre regista e sceneggiatore, ritratto oggi da Antonio Monda su La Stampa.

Daniel Reichel