Nuove minacce da Teheran

Tra Iran da una parte e Usa e Israele dall’altra è per ora, come scrive Repubblica, una guerra a “bassa intensità”. Ma non sembra esserci tregua. La conferma, si legge, arriva dalla notizia dell’uccisione di un comandante dei pasdaran raggiunto da un drone al confine tra Siria e Iraq. Nel giorno del funerale di Stato dello scienziato nucleare Mohsen Fakhrizadeh da Teheran sono giunte intanto nuove accuse e minacce. A parlare è stato tra gli altri Ali Shamkhani, segretario del Consiglio Supremo di Difesa, secondo il quale, riporta sempre Repubblica, la sua uccisione sarebbe avvenuta attraverso una “operazione complessa, con stile e metodo completamente nuovi, gestita certamente dal Mossad e dai Mujaheddin del popolo”. 
Vari quotidiani parlano dell’argomento, dedicandosi in particolare alla posizione di Israele. Indecente quel che scrive Vittorio Emanuele Parsi (Messaggero): “Siamo al punto in cui un politico israeliano inventa la categoria giuridica del ‘crimine a favore dell’umanità’. Fa rabbrividire pensare che una simile affermazione provenga dall’appartenente a un popolo che ha subito la Shoah”. Avvenire titola: “Anche questo è terrorismo”. Nel testo l’esperto di geopolitica Riccardo Redaelli attacca: “Pensare di rafforzare la sicurezza in Medio Oriente puntando sugli omicidi e sulle vendette trasversali dimostra una miopia politica e un cinismo morale che rasenta la follia”. 

“La fragilità umana è portatrice di riflessione e può regalarci un diverso punto di vista sulla vita: riconoscerla ci permette di comprendere l’esistenza in una prospettiva più sana e ci apre alla capacità di trasformazione”. È una delle riflessioni svolte da rav Benedetto Carucci Viterbi in una grande intervista con il Corriere, firmata da Walter Veltroni. “L’apparente solidità precedente alla pandemia – sostiene ancora il rav – era il grande autoinganno secondo cui tutto si tiene, tutto è comprensibile, tutto è al suo posto; e se non lo è, saremo sicuramente capaci di riparare. Ma ricomporre i frantumi della fragile realtà richiede pazienza ed impegno, non certezza”. 
Numerosi i riferimenti ai testi e ai Maestri dell’ebraismo: “Rabbi Nachman di Breslav – afferma rav Carucci Viterbi – diceva che ‘il mondo è un ponte molto stretto, l’importante è non aver paura’. Penso che questo ci aiuti ad essere lucidi nel guardare la realtà senza autoinganni. II mondo non è un’autostrada dal traffico scorrevole: è uno spazio stretto, un ponte sull’abisso sul quale dobbiamo camminare con attenzione ma senza paura. Il cammino è forse la meta stessa: è capacità di muoversi, cambiare, camminare anche con gli altri, andare avanti. Non si può vivere senza speranza ma non si può vivere solo di speranza”.

Secondo i pm egiziani l’Italia non avrebbe sufficienti prove per processare gli assassini di Giulio Regeni. I genitori del ricercatore ucciso nel 2016 chiedono all’Italia di ritirare il proprio ambasciatore al Cairo (l’intervento appare integralmente sulla Stampa). “Serve – scrivono – un segnale di dignità perché nessun paese possa infliggere tutto il male del mondo ad un cittadino e restare non solo impunito ma pure amico”. 

Il Messaggero racconta la storia di un gruppo di donne pugili di Gaza che puntano a diventare la prima squadra nazionale palestinese di boxe femminile. Si legge al riguardo: “Ragazze che salgono sul ring a tirare i pugni non rispondono precisamente allo stereotipo femminile veicolato dagli integralisti di Hamas al potere. Ma le pugili sembrano preoccuparsene poco, sono molto più attente a come tenere le braccia, come spostare il baricentro”. 

Il Foglio segnala le parole contro il massacro dei cristiani in Africa del rabbino Abraham Cooper, direttore del Centro Simon Wiesenthal. Ne scrive in un libro di cui è coautore, dal titolo  emblematico: “The Next Jihad: Stop the Christian Genocide in Africa”. 

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(1 dicembre 2020)