Il Premio Adei con i ragazzi
“Scrivendo ho rotto i silenzi”

“Qual è la posizione delle giovani generazioni tedesche rispetto alla Shoah? Perché la parola chiave del suo romanzo è indifferenza?”.
Queste e tante altre le domande che i ragazzi di 15 licei italiani hanno rivolto alla scrittrice Annette Hess vincitrice con L’interprete (Neri Pozza) della sezione ragazzi del premio letterario Adei Wizo intitolato alla memoria di Adelina Della Pergola. “Anche quest’anno, nonostante la difficilissima e precaria situazione causata dalla pandemia, il premio è riuscito a mantenere il suo impegno nella diffusione e per la conoscenza della cultura ebraica”, la soddisfazione espressa in apertura dalla presidente nazionale Adei Susanna Sciaky.
Questo pomeriggio, con la conduzione della giornalista Rai Maria Concetta Mattei, saranno premiati i vincitori dei due concorsi. Oltre alla Hess, anche Katharina Adler, vincitrice con Ida (Sellerio) del premio adulti votato da una giuria popolare composta da più di 250 lettrici. Sarà inoltre assegnato il premio speciale, assegnato direttamente dalla giuria selezionatrice a Eshkol Nevo per L’ultima intervista (Neri Pozza).
Cinquecentotrenta i partecipanti all’incontro gli studenti, di cui la maggioranza tra i 15 e i 18 anni. A condurre l’incontro con la scrittrice, in collegamento dalla Bassa Sassonia, Alain Elkann. “Il mio interesse ad approfondire il tema delle persecuzioni naziste – ha spiegato Hess ai ragazzi – nasce da un’esperienza che ho vissuto all’età di dieci anni quando durante una lezione scolastica ci fecero vedere un film sul processo di Norimberga. Nel film vennero mostrati dei documentari fatti dagli inglesi con immagini terribili sui deportati nei campi di concentramento. Da allora ho provato un forte senso di colpa ma anche la responsabilità rispetto a questa tremenda pagina di storia tedesca. Mio nonno era un poliziotto in Polonia, io l’ho sempre saputo ed ho sempre pensato che i poliziotti fossero i buoni. Quando, facendo le ricerche storiche, ho cominciato a capire che nella Polonia nazista non era andata esattamente così avrei voluto sapere di più da mio nonno, ma purtroppo era già morto e non ho potuto fargli domande”.
La scrittrice, nel suo intento di riportare alla luce i fatti di quegli anni, ha dovuto fare i conti con un muro di silenzi all’interno della sua stessa famiglia ma anche con la volontà di “non sapere” da parte dei suoi coetanei. La scrittura del libro è stato il modo per rompere il silenzio e rendere giustizia alle vittime. “Il 40% dei giovani tedeschi – ha detto la Hess rispondendo ad altre domande – non sa cosa sia successo durante il periodo nazista e non ha imparato queste cose a scuola. Quindi è importante raccontare ai giovani la storia anche attraverso i romanzi. Dobbiamo trovare nuovi modi per raccontare perché non è automatico che i giovani ascoltino e si lascino coinvolgere. Ad esempio alcuni giovani tedeschi partecipano ad incontri con sopravvissuti facendo rap.”
Una studentessa chiede alla Hess: “Eva, la protagonista del suo libro, è una donna giovane e con le idee chiare, disposta ad andare contro il parere di chi la circonda. È un modello di donna determinata. Cosa pensa del ruolo delle donne nella nostra società?”. Ancora una volta la scrittrice intreccia il suo romanzo con la sua storia personale: ”Per costruire il personaggio di Eva, mi sono ispirata a mia madre: donna del suo tempo ma determinata a non occuparsi solo di casa e figli ma anche a costruire la sua vita lavorativa. È ancora da mia madre che ho preso esempio per approfondire e raccontare gli orrori della Germania nazista. La serie americana del ’78, ‘Holocaust’, ha svegliato le coscienze molti tedeschi, tra cui mia madre, che da allora ha iniziato a farsi molte domande. Sulla questione dell’emancipazione delle donne nella Germania di oggi credo che si sia fatta molta strada, ma ad esempio nel settore della Regia, la mia professione, solo il 20% dei registi sono donne. È un lavoro ancora molto maschile e le donne per farsi strada devono ancora continuare a lottare”.
La partecipazione di Alain Elkann non è stata casuale, come ha ricordato lui stesso. È infatti figlio e nipote di due colonne della Adei Wizo torinese: Carla e Olga Ovazza. Questa la sua testimonianza: “Ricordo mia mamma e mia nonna sempre molto impegnate con la Adei Wizo nel realizzare iniziative benefiche e in sostegno di Israele, passione che mi hanno trasmesso fin da piccolo. Oggi quindi è per me particolarmente emozionante condurre questo incontro, alla presenza di centinaia di ragazzi”. Presente con un video messaggio Liliana Treves Alcalay, autrice del libro La luce dell’ambra edito da Giuntina, secondo classificato della Sezione Ragazzi. Queste le sue parole: “Mia madre, all’età di 90 anni, mi raccontò che i nostri avi erano marrani e mi disse che non ne aveva fatto mai cenno perché non amava l’argomento. Nel 1700 raggiunsero Malta dove tutti tornarono all’ebraismo e dove tutti furono circoncisi, anche il più anziano di 70 anni”. Da questo ricordo familiare è nato il romanzo. “L’inanellarsi di storie e figure materne – ha affermato Sciaky – nei racconti di Alain Elkann e delle scrittrici è, per noi della Adei Wizo, una nota importante che sottolinea il ruolo centrale delle madri nella tradizione ebraica ma anche il ruolo rilevante delle donne nel mondo della cultura”.

Giovanna Micaglio Ben Amozegh

(Per partecipare alla premiazione odierna è necessario rivolgersi all’Adei scrivendo all’indirizzo di posta elettronica adeiwizo@adeiwizo.org)