Iran, la solitudine di chi minaccia
Accuse, minacce e la promessa di non retrocedere di un millimetro sull’accordo nucleare negoziato nel 2015. Il ministro degli Affari esteri dell’Iran Mohammad Javad Zarif non ha lasciato spazio a molte aperture, oltre ad attaccare come da copione Israele. Lo ha fatto nel corso del suo intervento alla sesta edizione della Conferenza Rome Med – Mediterranean Dialogues, promossa dal ministero degli Esteri italiano e dall’Ispi. L’Iran, ha dichiarato Zarif, è pronto a ritirare la legislazione che prevede l’arricchimento dell’uranio e ritornare a “rispettare pienamente” il Piano di azione globale congiunto (Jcpoa, l’accordo sul programma nucleare di Teheran), a patto che l’Europa e la nuova amministrazione Usa di Joe Biden seguano pedissequamente l’intesa originale. Nessuna novità o modifica, ha aggiunto il ministro iraniano, sarà accolta. Un primo e chiaro stop alle intenzioni del Presidente eletto Biden, che, parlando con il New York Times, aveva auspicato un ritorno al negoziato, ma con alcuni ritocchi. “Consultandoci con i nostri alleati e partner ci impegneremo in negoziati e accordi successivi per prorogare e rendere più stringenti le limitazioni sul nucleare iraniano, e anche affrontare il problema del programma missilistico”, le parole di Biden. Per Zarif sono però gli Stati Uniti a dover “mostrare buona volontà” e “attuare senza precondizioni i loro obblighi nel Jcopa come richiesto dalla risoluzione 2231 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”. Poi è arrivato il prevedibile attacco contro Israele, accusato di “commettere atti di terrorismo contro l’Iran”, con esplicito riferimento all’uccisione dello scienziato nucleare iraniano Mohsen Fakhrizade. Uccisione attribuita a Israele, ma che le autorità di Gerusalemme non hanno mai confermato ufficialmente. Zarif ha definito l’azione un “atto di aggressione internazionale” che l’Iran vorrebbe venisse condannato dall’Occidente. Il fatto che non sia arrivata questa voce unanime dimostra l’isolamento del regime iraniano. Teheran accusa gli altri di terrorismo, ma nasconde le proprie ambizioni e il proprio costante impegno per destabilizzare il Medio Oriente. Un’area che sta cambiando, come dimostrano gli Accordi di Abramo. Con buona pace per le invettive e minacce di Zarif, Israele sta costruendo un percorso nuovo di dialogo e alleanze con alcuni paesi arabi del Golfo (oggi il primo volo commerciale è partito da Tel Aviv verso Dubai. Tre voli al giorno collegheranno le due mete). Un percorso diretto ad alzare barriere contro la comune minaccia iraniana. Da qui la rabbia di Zarif, che alla domanda sugli Accordi di Abramo, si rivolge a Bahrein e Emirati Arabi Uniti che l’hanno firmata: “Sono pronti a combattere la lotta di Israele contro l’Iran? Noi siamo i loro vicini. Saremo insieme in questa regione. Non credo che vogliano permettere a Israele di portare qui la lotta”. Come se l’Iran, con le sue infiltrazioni dall’Iraq alla Siria, non avesse già portato “qui” la guerra.