Le parole di Biden
sul nucleare
Joe Biden sembra tendere una mano all’Iran. In una intervista con il New York Times, tradotta da Repubblica, apre al ritorno al patto sul nucleare a condizione che Teheran rispetti gli accordi. “L’ultima, dannatissima cosa di cui c’è bisogno in quella parte del mondo è una corsa agli armamenti atomici”, sottolinea il presidente eletto degli Stati Uniti. Che poi aggiunge: “Consultandoci con i nostri alleati e partner ci impegneremo in negoziati e accordi successivi per prorogare e rendere più stringenti le limitazioni sul nucleare iraniano, e anche affrontare il problema del programma missilistico”.
Resta alta la pressione internazionale per salvare Ahmadreza Djalali, il ricercatore iraniano condannato a morte con l’accusa di aver spiato a favore di Israele. Un appello in tal senso, riportano alcuni quotidiani, è arrivato anche dalla Farnesina. La sentenza è stata per il momento posticipata.
In Israele intanto, dove nelle scorse ore si è consumata la rottura forse decisiva tra Netanyahu e Gantz, si viaggia spediti verso nuove elezioni. Le quarte nel giro di neanche 24 mesi. La Stampa parla di puzzle non ricomponibile “a meno di un clamoroso chiarimento fra i duellanti da qui al 23 dicembre, quando il farraginoso meccanismo di scioglimento, che prevede altre tre votazioni plenarie, si dovrebbe concludere per fissare la data delle elezioni al 23 marzo”.
Trecento anni fa nasceva rabbi Eliahu, meglio noto come il Gaon di Vilna. Alla sua figura è dedicato un intervento di rav Riccardo Di Segni su Repubblica: “Non accettò mai incarichi di guida comunitaria ed ebbe una ristretta schiera di discepoli. In compenso – racconta – compose una notevole quantità di opere, in parte scritte direttamente, in parte raccolte dagli allievi, in cui commentò i principali testi della tradizione”. Il rav ne ricorda il metodo di studio, che si accompagnava alla passione che ebbe “per studi scientifici ‘profani’, dall’astronomia all’ingegneria alla matematica”.
Il Corriere Torino intervista Elhanan Bar On, a capo della delegazione di medici israeliani che oggi si insedieranno all’ospedale di Verduno, in provincia di Cuneo, per un supporto nella lotta al Covid. “Abbiamo imparato qualcosa sul coronavirus ma molto ancora non lo conosciamo: sarà un’occasione – afferma – per unire teste e mani e cercare di scoprire qualcos’altro per salvare più vite possibili”. Bar On parla anche del lavoro svolto in Israele con l’uso della telemedicina: “È molto avanzata. Monitoriamo parametri fisici e psicologici: è stato il nostro punto di forza”.
Il Messaggero pubblica un intervento di Barbara Pontecorvo, presidente di Solomon-Osservatorio sulle discriminazioni. Il tema sono gli Accordi di Abramo ma anche le posizioni di Ue e Onu nei confronti di Israele. “Questa maniacalità nelle condanne nei confronti di Israele – sostiene Pontecorvo – è speculare non alla legittima critica a Netanyahu, ma ad un’antica ossessione, gioiosa per aver trovato un nuovo nome ad un vecchio e riprovevole vizio: l’odio”.
Per le sue ricerche.e per il coraggio di dire la verità sul genocidio armeno lo storico turco Taner Akcam è dovuto passare anche dal carcere. Esce oggi in italiano il suo libro, I telegrammi di Talat Pasha e il Genocidio Armeno. Avvenire ne pubblica la prefazione, firmata dalla scrittrice Antonia Arslan. Si tratta di un’opera che, viene evidenziato, “costituisce un punto fermo sulla questione”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(3 dicembre 2020)