Gerusalemme, Anversa, New York:
I Charedim e le sfide del presente

Molto pubblico e grande interesse hanno caratterizzato un incontro virtuale dedicato dall’Associazione Culturale Anavim di Torino all’argomento “Il mondo dei Charedim tra Gerusalemme, Anversa, New York”. Il tema era certo molto attuale e discusso, ma anche non facile e scomodo. Non facile da mettere a fuoco, perché dell’universo cosiddetto “ultraortodosso” nell’ebraismo italiano tanto si parla ma in realtà poco si conosce davvero. Scomodo, perché oggi, nel pieno della pandemia, quell’orientamento è più che mai al centro delle polemiche per la sua opposizione alle misure di confinamento anti-Covid. Anavim ha avuto il merito di non collocarsi sull’onda del sin troppo facile e sdegnato giudizio a senso unico alimentato dai mass media, cercando invece di guardare a quel mondo con un occhio di rispetto e la volontà di comprenderne vita e atteggiamenti in un’ ottica ebraica, pur mantenendo l’obiettività di una distanza critica. È stata in realtà la scelta dei relatori a permettere di raggiungere questo obiettivo: Daniela Fubini, Silvia Piperno Beer, Simone Somekh sono tre giovani ebrei torinesi che da anni vivono il loro ebraismo intenso e attivo fuori dall’Italia e hanno avuto modo di osservare da vicino i variegati gruppi che costituiscono il mondo Charedì. Dopo l’intervento introduttivo di rav Ariel Di Porto, da cui è emersa la dimensione tutta etica e di studio che anima la loro vita, Daniela (Israele), Silvia (Anversa) e Simone (New York) hanno centrato la loro analisi sulla micro-società dei Charedim (molto coesa e molto pronta ad aiutare chi cerca di inserirsi positivamente nella loro realtà) ma anche sulla varietà marcata che li caratterizza. La loro immersione pressoché totale nell’orizzonte della Torah e dello studio, alla luce del quale interpretano la realtà circostante, sta piano piano lasciando il posto ad un riconoscimento dell’importanza delle cosiddette “materie laiche”. Si stanno rendendo conto che un’attività lavorativa soddisfacente è subordinata ad una professionalità che molti, finora, non avevano acquisito. Così anche l’approccio alle nuove tecnologie e all’uso per esempio degli smartphone si sta diffondendo a poco a poco anche nel loro microscosmo. Tuttavia difficilmente accettano che divieti imposti d’autorità sconvolgano il loro mondo: così si interpreta l’atteggiamento di rottura e di rifiuto che alcuni gruppi di Charedim hanno mostrato in Usa e in Israele nei confronti dei regolamenti anti-Covid. Il dialogo però, soprattutto se capace di coinvolgere i rabbini quali figure-guida del movimento, riesce a orientare progressivamente in modo più moderato la loro reazione. Una mediazione preziosa e negli ultimi mesi rivelatasi decisiva, tanto in Israele quanto in America, nel calmare le proteste. Anche se certo il rapporto con l’autorità e il concetto stesso dello Stato resta sempre problematico, per un mondo autonomo e integralmente guidato dalla Torah come quello Charedì.
Non mancano quindi temi di approfondimento nel viaggio entro l’orizzonte dell’ebraismo chassidico opportunamente iniziato dalla serata di Anavim.
David Sorani
(Nell’immagine Shtisel, serie Netflix di grande successo dedicata al mondo dei Charedim)
(6 dicembre 2020)