“Khamenei malato,
i poteri al figlio”
L’ayatollah Ali Khamenei, Guida suprema dell’Iran, sarebbe in gravi condizioni di salute. Tanto che i suoi poteri sarebbero passati al figlio Mojtaba. Una transizione che dovrà comunque superare alcuni passaggi. “In base alla Costituzione iraniana – scrive la Stampa – la Guida suprema deve essere scelta dall’Assemblea degli esperti, composta oggi da 88 ayatollah. Khamenei non può quindi decidere da solo, come se fosse un monarca assoluto. Può però preparare il terreno e lo sta già facendo”. Mojtaba ha guadagnato punti nell’ala oltranzista, “soprattutto dopo la feroce repressione, 400 morti, delle proteste di un anno fa”. Ad appoggiarlo anche il clan dell’ex presidente Ahmadinejad.
Guerra e terrorismo: per i cristiani la vita in Medio Oriente è sempre più difficile. Per la gran parte di loro, scrive oggi Repubblica, non c’è quindi altra opzione che la fuga. Drammatici i numeri relativi alla situazione in Iraq, Siria e Libano. A pesare, in quest’ultimo caso, “gli anni della guerra civile, il lungo periodo di crisi economica, la fase espansionistica dell’Iran”. Bashar Warda, l’arcivescovo della Chiesa cattolica caldea dell’Iraq, rivolge in una intervista “un appello all’Unione europea, agli Stati Uniti, alla Gran Bretagna affinché promuovano politiche concrete per difendere il nostro diritto ad esistere”.
Su un’altra fuga si concentra il Foglio, nel suo inserto dedicato alla stampa internazionale, dove è tradotto un articolo di Figaro sulle comunità ebraiche che, dalla creazione dello Stato di Israele in poi, hanno dovuto lasciare il mondo arabo. Con riferimento agli accordi che stanno cambiando in parte il corso della regione viene osservato: “È giunto il momento di ascoltare e analizzare la loro storia. Ne beneficerà forse la pace, perché non si costruiscono situazioni di pace durature senza guardare in faccia la verità”.
Roald Dahl, il noto scrittore per l’infanzia, non ha mai fatto mistero delle sue idee antisemite. A trent’anni dalla scomparsa gli eredi hanno chiesto scusa con un intervento sul sito della società che ne detiene i diritti. Parole però non facilmente rintracciabili, come sottolinea tra gli altri il Corriere. “Per leggerle – viene spiegato – occorre cliccare in fondo su ‘Chi siamo’, arrivare alla voce ‘The Roald Dahl Story Company’ e optare di ‘saperne di più'”. Per il Sunday Times, che alla vicenda ha dedicato un articolo, un intervento “eccessivamente timido, oltre che tardivo”. Molto critico anche il giudizio della Stampa: “Scuse postume assurde e mossa mediatica per altro controproducente: quanti si ricordavano che Roald Dahl fosse antisemita? Ora sia gli eredi sia i produttori cinematografici possono essere sicuri che tutti lo sanno”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(7 dicembre 2020)