V-Day, il giorno del vaccino
Hanno fatto il giro del mondo le immagini di Margaret Keenan, 91 anni, e William Shakespeare, 81, mentre, per primi, ricevevano a Coventry, in Gran Bretagna, il vaccino contro il coronavirus. Ha infatti preso il via oltremanica la campagna di vaccinazione contro il Covid-19, a cui Londra ha dato un nome simbolico: V-Day, il giorno del vaccino, metafora bellica dello sbarco antinazista. “Comincia da Londra la più grande campagna di immunizzazione”, titola Repubblica, ricordando come la Keenan sia diventata la prima persona al mondo a ricevere non in via sperimentale il vaccino di Pfizer. A Repubblica la direttrice dell’Agenzia europea per i medicinali Emer Cooke, annuncia che la prima autorizzazione per il vaccino Pfizer probabilmente arriverà il 29 dicembre. Il 12 gennaio l’agenzia si esprimerà su quello di Moderna. Tre giorni dopo, il 15 gennaio dovrebbe iniziare la campagna di vaccinazione in Italia.
Riforma del Mes e uso dei fondi europei. Due i principali temi politici del giorno in Italia: il primo è il voto parlamentare sulla riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes). All’interno della maggioranza sembra si sia trovata una quadra, in particolare tra i Cinque Stelle, e l’odierna votazione in aula non dovrebbe comportare un problema per la tenuta del governo. Più problematico il secondo punto, il Recovery Fund: Italia Viva di Matteo Renzi – intervistato dal Corriere – è contraria alla cabina di regia proposta dal premier Giuseppe Conte per la gestione dei fondi europei: i progetti finanziati dai 206 miliardi del piano Ue dovrebbero essere coordinati da sei manager, con sotto svariate decine di tecnici e sopra Conte e i ministri Gualtieri (Pd) e Patuanelli (5 Stelle). Una formula che non piace a Renzi, che vuole una governance diversa. Sulla questione tutto è rimandato, spiegano i quotidiani, al ritorno del Premier dal delicato Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre. Un vertice che avrà come obiettivo quello di superare il veto di Polonia e Ungheria sul Bilancio Ue a lungo termine e sul Next Generation EU. Su La Stampa, il giurista Gustavo Zagrebelsky invita l’Europa a non cedere “ai sovranisti di Visegrad”.
Ciampi, un secolo di storia e politica. Cento anni fa nasceva a Livorno Carlo Azeglio Ciampi. Governatore della Banca d’Italia (1979 – 1993), presidente del Consiglio dei ministri (1993 – 1994), ministro del Tesoro (1996 – 1999), Presidente della Repubblica, Ciampi ha rappresentato l’autorevolezza delle istituzioni italiane. Lo ricordano oggi Sabino Cassese (Corriere) e Umberto Gentiloni (Repubblica), sottolineando come la sua lezione politica, dalla capacità di creare coesione al sogno di un’Europa unita, siano ancora valide oggi.
L’arbitro razzista. È diventato un caso internazionale l’episodio occorso allo stadio del Paris Saint-Germain, dove la partita tra Psg e i turchi del Basaksehir è stata sospesa a causa dell’appellativo razzista pronunciato dal quarto uomo nei confronti di un giocatore. I calciatori delle due squadre in campo hanno deciso di comune accordo di interrompere la partita, che si giocherà nuovamente oggi con una terna arbitrale diversa (Corriere e Repubblica).
Calcio giocato, i sogni di Solomon. Manor Solomon, stella israeliana dello Shakhtar Donetsk – squadra che giocherà questa sera in Champions contro l’Inter-, racconta un po’ di sé in una breve intervista alla Gazzetta dello Sport. Dopo aver segnato al Real Madrid, l’attenzione internazionale è su di lui, che non chiude la porta alla serie A. E intanto spiega che per lui Israele è “un posto in cui si sorride e ci si gode la vita come da voi. Quando smetto non posso che vivere là. Molti pensano sia un posto insicuro, invece è il contrario. E’ accogliente, unisce le diversità. Ad esempio, io ho tantissimi amici arabi e il mio capitano in Nazionale Bibars Natkho è musulmano”. A proposito di mondo arabo e Israele, come ricordato su queste pagine, la società Beitar di Gerusalemme ha un nuovo storico socio: lo sceicco degli Emirati Arabi Uniti Hamad bin Khalifa al Nahya, che ha acquistato il 50% della società. Ne parla oggi la Gazzetta, ricordando come il Beitar sia diventato tristemente famoso per il razzismo di una frangia dei suoi tifosi, La Familia, e di come questo ingresso potrebbe segnare un nuovo inizio.
Il primo afroamericano alla guida del Pentagono. Lloyd Austin, 67 anni, generale in pensione, potrebbe essere il primo afroamericano a guidare il Pentagono. “La scelta di Joe Biden, se sarà confermata dal Senato, segna un cambio di passo importante. Basta dare un’occhiata alle statistiche del dipartimento della Difesa”, scrive il Corriere, ricordando come solo tra i 41 generali al vertice dell’esercito, solo due sono afroamericani. All’interno dei democratici c’è chi però storce il naso, raccontano Corriere e Repubblica: “diversi senatori democratici, tra i quali Bernie Sanders, Tammy Duckworth, Elisabeth Warren, Cory Booker e Kirsten Gillibrand, pensano che la Difesa debba essere guidata da una figura politica. Però vedremo se davvero i liberal del partito democratico si agiteranno per bloccare il primo afroamericano al Pentagono”.
L’eredità di Anna Bravo. “La guerra e la violenza sono una minaccia permanente, ma la storia non è solo questo. Anna Bravo lo sapeva bene perché aveva vissuto con entusiasmo le esperienze di apertura radicale e di grande solidarietà dei movimenti giovanili a partire dagli anni ’60, e aveva contribuito con originalità e indipendenza di giudizio alle iniziative e al dibattito intesi a consolidare il punto di vista delle donne nella vita dei nostri tempi. Ma lo sapeva anche come studiosa di storia e docente di Università molto seguita dai suoi studenti”. Lo scrive su Stampa Torino lo storico Fabio Levi ricordando, a un anno dalla scomparsa, la storica e accademica Anna Bravo.
Daniel Reichel