Setirot
La Memoria e l’identità
Vorrei tornare – seppur sinteticamente per via dei limitati spazi di questa rubrica – sulla Carta della Memoria presentata da Gariwo e dal suo presidente Gabriele Nissim. Un’iniziativa che ha suscitato, tanto per cambiare, non poche polemiche all’interno del nostro mondo ebraico. L’accusa rivolta a Nissim è di avere negato l’unicità della Shoah. Ho aderito alla Carta poiché nei suoi concetti e in quei principi non ho colto sovrapposizioni né paragoni con altri genocidi quanto il tentativo/augurio che da qui si possa sollecitare un percorso educativo rivolto al mondo, e in particolare ai giovani; percorso che abbia lo scopo, detto banalmente, di combattere il Male partendo proprio dalla specificità della Shoah. Percorso basato «su un paradigma etico imprescindibile che solo la Shoah, con la sua storia e la sua enormità, può rappresentare» (cit. Gadi Luzzatto Voghera, direttore della Fondazione CDEC). Fin qui si tratterebbe – diciamo – di un civilissimo, normalissimo confronto. A preoccuparmi, invece, è la reazione sopra le righe di una parte dell’ebraismo italiano, sia religioso che laico. Ma, ancora, possiamo affermare che siamo sempre all’interno delle dinamiche non propriamente “affettuose” però scontate tra differenti punti di vista. Il problema vero nasce quando si afferma che la Shoah per il mondo ebraico deve essere una priorità. Io, sinceramente, spero che la mia identità, quella di mia figlia e dei miei nipoti non sia stata, non sia e non sarà legata “prioritariamente” ai nostri lutti come famiglia e come popolo.
Infine, lo confesso, un brivido mi ha attraversato la schiena quando ho letto toni e vocaboli che non credevo fossero più udibili. Tipo: faziosità delle classi alto borghesi europee che infettano come e se non più dell’attuale virus pandemico; oppure salotti culturali dove c’è chi si diverte a “spupazzare la storia” creando imbarazzanti equivoci e lacerazioni anche all’interno del mondo ebraico. Per favore no, il complotto demo-pluto-masso-eccetera no.
Stefano Jesurum
(10 dicembre 2020)