Spuntino – Piccoli segni

Talvolta i giusti vengono messi a dura prova in questo mondo. In ebraico le lettere della parola VaYèshev – che apre la parashà di questa settimana – sono le seconde dei nomi Yosef, Dinà, ‘Esav e Lavan, corrispondenti a quattro persone che hanno provocato diversi grattacapi a Giacobbe. “Pasim” (strisce, ovvero quelle che contraddistinguevano la veste di Giuseppe) sono le iniziali di Potifar, Socharim, Ishma’elim, Midiyanim, le comparse che hanno reso impegnativa la vita di Giuseppe. Il valore numerico di “pasim” è 190, cioè gli anni di sofferenza in esilio che mancavano agli ebrei in Egitto per totalizzarne 400, la quota annunciata ad Abramo (Gen. 15:13). La permanenza in Egitto si concluse infatti dopo soli 210 anni. La stessa veste a strisce, quel segno distintivo che aveva provocato invidia, odio e complotto fratricida, ha ribaltato le sorti e avvicinato la redenzione di un popolo, scontando dal periodo di confino quei 190 anni corrispondenti a “pasim.” Yosef attraversa momenti molto difficili, di schiavitù e prigionia, fino a che D-o lo fa riemergere, si potrebbe dire dalle stalle alle stelle, garantendo il buon esito di qualunque cosa facesse. Il Testo ci segnala in due momenti chiave il successo di Giuseppe grazie all’intervento divino. La prima volta è scritto che “il suo padrone vedeva che D-o era con lui e che tutto ciò che (Giuseppe) svolgeva D-o portava a buon fine nella sua mano (di Giuseppe)” (Gen. 39:3). In questo caso il successo di Giuseppe si manifesta in maniera visibile ed evidentemente sovrannaturale. Per fare un esempio, gli oggetti in mano a Giuseppe si trasformavano miracolosamente per soddisfare i capricci repentini del suo padrone (ho chiesto una birra fredda? voglio invece una tisana bollente!). Nel secondo caso D-o lo faceva riuscire per vie naturali, senza accorgimenti visibili a occhio nudo, come è scritto: “il ministro delle carceri non vede alcunché nella sua mano (di Giuseppe) allorquando D-o è con lui e tutto ciò che (Giuseppe) fa, D-o porta a buon fine” (39:23) . In entrambe le circostanze c’è l’intervento divino, la prima volta percepibile, la seconda impercettibile. In maniera del tutto analoga a Chanukkah celebriamo due miracoli, quello clamoroso ed evidente della vittoria di pochi ebrei gracili contro molti elleni vigorosi; l’altro, misteriosamente sovrannaturale ma certamente di minore rilievo, dell’ampolla d’olio che durò oltre misura. Come spiegato da Rav Colombo nella sua lezione di questa settimana (qui), dobbiamo imparare a cogliere nelle nostre vite e nelle esperienze collettive anche e soprattutto i piccoli segni, spesso nascosti e apparentemente insignificanti, anche perché possono avere conseguenze enormi ed eclatanti e preludere a qualcosa di miracolosamente eccezionale.

Raphael Barki