Nedelia, una maestra
di coraggio e delicatezza

Quando il direttore della redazione ha annunciato pieno d’entusiasmo “Possiamo contare su un nuovo collaboratore: Nedelia Tedeschi” molti di noi giovani hanno fatto fatica a capirlo. “Non possiamo costruire nuove iniziative – è stata la risposta – senza conoscere e senza partire dalle esperienze di chi ci ha preceduto”.
Il riferimento era al progetto di un nuovo giornale per bambini e alla straordinaria esperienza di Nedelia, che fu animatrice del mitico Giornale per Noi. Non nasce oggi la voglia dei piccoli di conoscere e capire il mondo dei grandi, di instaurare con loro un dialogo, di essere come loro, insomma di leggere un giornale. Già dall’inizio del ‘900 nel mondo ebraico italiano c’è stato chi si è cimentato nella difficile e appassionante impresa di comunicare con i bambini. E Nedelia non ha mai smesso di farlo: una vocazione straordinaria a parlare coi bambini, a capirne i pensieri, ad interpretarne le esigenze intellettuali e ludiche e gestire la genuina sovrapposizione di questi due piani. Un nuovo giornalino ambisce certamente ad essere un mezzo di comunicazione fresco e innovativo, è consapevole della sfida che rappresenta rivolgersi ad un pubblico infantile radicalmente differente da quello della generazione precedente, che naviga in internet piuttosto che giocare con le macchinine; tuttavia non potrà dimenticare quel ricco retroterra di pedagogia dell’ebraismo e di giornalismo per l’infanzia che il mondo ebraico italiano ha saputo produrre nel passato. È per questo che la redazione conta sulla collaborazione e sull’esperienza di persone come Nedelia.
La morah della scuola ebraica di Torino questa passione ce l’ha nel sangue: un indiscusso talento per dialogare coi bambini. “Ci vuole soprattutto creatività – spiega – non c’è niente di più gratificante e divertente che svolgere attività creative”. Intere generazioni sono cresciute con le filastrocche della maestra Nedelia, cantando le canzoni per le feste che componeva, oppure leggendo le avventure del Nano Lunino, uno dei suoi mitici personaggi, lungo i momenti salienti del calendario lunare. Leggendari sono i suoi travestimenti di Purim: ogni anno Nedelia si nasconde puntualmente dietro la maschera più stravagante. Se anche si fatica a riconoscerla e rimane qualche dubbio, questo viene sciolto non appena si fa caso alla scia di bambini attirati come uno sciame d’api dalle caramelle e dai dolcetti che dispensa a piene mani.
Alla fine degli anni Settanta Nedelia Tedeschi fu chiamata a dirigere Il giornale per Noi, periodico di cultura ebraica per bambini e ragazzi fondato dalla morah milanese Italia Friedenthal Calabresi. “Non mi sono mai sentita a mio agio nei panni del direttore – racconta Nedelia – non sono brava a far lavorare le altre persone, preferisco farlo io”. All’epoca Nedelia collaborava già da tempo con la redazione. Curò, tra i molti numeri del periodico, un intero speciale dedicato alla Torah: scrisse un piccolo racconto accessibile anche ai più piccoli per ogni parashah dell’anno. Quel numero speciale è ancora utilizzato come testo didattico da molte classi elementari ebraiche in Italia.
“Non sarà un’interpretazione rabbinica dei testi – spiega con semplicità l’autrice – ma mi è parso molto utile per introdurre i ragazzi alla lettura della narrazione biblica e alla sua dimensione ciclica: ogni settimana una puntata”. Un vulcano di idee e di entusiasmo, una ricerca continua di nuovi modi e linguaggi per raccontare l’ebraismo ai bambini, per trasmetterne i valori fondamentali attraverso il gioco, le favole, le filastrocche. Questa è lei, questo il suo dono alla Comunità di Torino e a tutto l’ebraismo italiano. Il suo impegno si è rivolto in molte occasioni anche a un pubblico esterno. La sua straordinaria capacità di raccontare l’ebraismo, di narrarlo, perfino di rimarlo; è stata apprezzata molto anche da non ebrei. A domanda rispondo: 36 domande sull’ebraismo è il libro (edito da Giuntina) in cui la morah compendia gli interrogativi più ricorrenti sulla religione ebraica e sul suo popolo e vi fornisce una breve, semplice, precisa risposta. Sono le domande che più frequentemente si è sentita rivolgere nei molti anni in cui è si è recata nelle scuole piemontesi a raccontare la storia e la cultura degli ebrei.
È importante diffondere una conoscenza adeguata della cultura nel mondo, giusto quindi cominciare coi bambini. Quando però si deve parlare loro di Shoah – e si deve farlo – si fa tutto più difficile: è necessario trovare l’equilibrio in grado di trasmettere la tragicità di quegli eventi rispettando però la sensibilità dei bambini, senza demolire la loro idea del mondo come un posto bello e felice. “Non è facile parlare della Shoah ai bambini – spiega – ma devo dire che ho sempre avuto la fortuna di trovare classi molto preparate e intelligenti che facevano domande pertinenti”. Il consiglio a chi si accinge a questo difficile ma necessario compito “è quello di rendere la discussione il più possibile interattiva, di far partecipare i ragazzi in modo che riescano ad immedesimarsi in chi – magari loro coetaneo – quegli eventi li ha subiti. Come vi sareste comportati voi? Dove vi sareste nascosti? Come vi sareste procurati il cibo? Rivolgendo loro domande di questo genere li si aiuta a comprendere la realtà di alcune situazioni, per esempio la necessità di trovare qualcuno disposto a rischiare per aiutarti”. Coraggio e delicatezza, proprio quello che esprime la sua poesia Messaggio. Il progetto di un nuovo giornalino ha ora una nonna spirituale: Nedelia accompagnerà con i suoi consigli chi si accinge a continuare il suo lavoro: edificare un ponte tra il mondo degli adulti e quello dei ragazzi, creare uno spazio di vita e cultura ebraica cui davvero tutti possano accedere.

Manuel Disegni, Pagine Ebraiche agosto 2010

(Il disegno è di Vanessa Belardo)

Messaggio

E disse il nipote alla nonna: “Del tempo di guerra
di cui mi racconti, dell’epoca buia
di quando tu avevi
i miei anni,
di già cento foto più cento
mi hai posto dinnanzi,
e cento filmati più cento
mi hai fatto vedere.
Ma nonna,
non c’è un sol colore,
ma solo del bianco e del nero”.
“È vero” rispose la nonna.
“Ma dimmi” riprese il nipote
“I prati eran neri a quel tempo?
E il mare era bianco?
Chi fu l’inventore
del giallo, del rosso, del blu?
A scuola non l’hanno insegnato”. Rispose la nonna al nipote:
“Nel tempo di guerra
i cuori eran nero granito
e gli occhi due blocchi di ghiaccio, e tutti i colori fuggiron dal mondo.
Poi son tornati.
Tienili stretti, nipote,
perché se fuggissero ancora sarebbe per sempre”.

Nedelia Tedeschi

(13 dicembre 2020)