A lezione dalla morà DafDafà, tra filastrocche e indovinelli
“Cari ragazzi, sono la nuova morà, la morà Dafdafà. Mi hanno dato un incarico molto importante: ad ogni numero di DafDaf vi segnalerò una parashah (il brano della Torah che si legge ogni settimana) che si legge nel mese in cui ricevete il giornale. Ma non basta. Vi descriverò un personaggio, o un oggetto, o qualche cosa che particolarmente mi ha colpita. Cercherò di farlo nel modo più divertente possibile. Siete pronti? Allora… via!”. Si era presentata così, con il sorriso e con il suo formidabile entusiasmo, Nedelia Tedeschi nella sua prima apparizione nelle vesti della morà Dafdafà. Mese dopo mese, i piccoli lettori di DafDaf, il giornale ebraico per bambini, avevano imparato a conoscerla e ad amarla; ad affezionarsi ai suoi spunti sulle parashot e sulla tradizione ebraica, raccontati sempre con grande originalità e simpatia. Alla manna, ad esempio, la morà Dafdafà aveva dedicato il suo primo intervento, ricordando come gli ebrei, liberi dalla schiavitù d’Egitto, vagassero per il deserto lamentandosi con Mosè per la mancanza di cibo. “Secondo me non avevano tanta ragione di lamentarsi, piuttosto dovevano essere contenti di aver conquistato la libertà. – spiegava la morà – Mosè comunque li tranquillizzò dicendo: ‘Siate calmi, D. certamente vi aiuterà’. Il mattino seguente, infatti, apparve sulla superficie del deserto qualcosa di minuto, di granuloso, di biancastro, fine come la brina. Quando ne assaggiarono un po’ scoprirono che era dolce come una frittella al miele, una vera delizia! E tutti a chiedersi: ‘Man hu? Man hu?’ cioè, ma che cos’è questa cosa? Questa porzione che il Signore ci ha mandato? Insomma, a forza di ripetere ‘Man’ il popolo d’Israele diede a questa sostanza il nome di manna”.
Dalle filastrocche agli indovinelli, ogni mese la Morà Dafdafà regalava ai suoi giovanissimi lettori – e ai loro insegnanti – un modo divertente per imparare: come il gioco per capire cosa è casher e cosa no del numero 19 di DafDaf. O ancora, “il chi è?” del numero 42 che apriva con questo incipit: “Volete che vi parli della mia vita? Sono stato un uomo fortunato o sfortunato? Mah, beh, sì, forse, insomma non so dirlo. Mio fratello, più giovane di me, lui sì, tutti lo conoscono, lo stimano, è il vero protagonista. Ma aveva un difettuccio: non è mai stato un buon parlatore, era un po’ balbuziente”. Originale e intelligente anche il suo augurio per i quattro anni di DafDaf sul numero 49. “In occasione del compleanno di DafDaf – scriveva la morà Nedelia – mi è venuto in mente questo dialogo: – Ma, lo sai che DafDaf compie quattro anni? Bisogna festeggiare, fargli un regalo! – Già, ma che cosa possiamo regalargli? Una torta con 4 candeline? – Che banalità! No, no! – Allora un giocattolo esclusivo, che nessuno ha mai avuto? – Uhm! Non mi convince. – Un libro da colorare? A quattro anni tutti vorrebbero sempre colorare qualcosa… – Senti, mi è venuto in mente quello che renderebbe felice DafDaf: ricevere tante lettere dai suoi giovanissimi lettori; magari lettere piene di complimenti e affetto, e con gli auguri che DafDaf abbia una lunga, lunghissima vita e tanti lettori! Questo gli farebbe davvero piacere!”. Un augurio da leggere, rileggere, condividere. Così come le tante lezioni della morà Dafdafà.