Le bugie su Regeni,
il dolore di Zaki

“Mi mancano casa, famiglia, gli amici, gli studi, le strade di Bologna”. “Sto male, dovete aiutarmi”. Sono parole di Patrick Zaki, dal carcere egiziano di Tora, in una lettera datata 12 dicembre 2020 che la famiglia ha ricevuto e gli attivisti hanno pubblicato sulla pagina Facebook “Patrick Libero” esprimendo “grave preoccupazione per la salute mentale e fisica di Patrick”. Lo studente 29enne dell’università di Bologna è da mesi in carcere e, attraverso due lettere riprese oggi dai quotidiani italiani, chiede aiuto alle autorità del nostro paese affinché intercedano con l’Egitto per la sua liberazione (La Stampa). Tra Roma e Il Cairo la situazione è ulteriormente complicata dal caso Regeni: dall’inchiesta italiana sull’omicidio del giovane ricercatore, riportano tra gli altri Corriere e Repubblica, emerge un chiaro coinvolgimento dei vertici egiziani nella vicenda. Il governo del Cairo, quando fu resa nota l’uccisione di Regeni, dichiarò di non saperne nulla. Secondo le testimonianze raccolte dagli inquirenti italiani invece il ministro dell’Interno egiziano si recò nella sede della National security agency, il servizio segreto civile del Cairo, mentre Regeni vi era detenuto e torturato. Si chiede dunque la verità, ma il presidente della Camera Roberto Fico sottolinea come per ottenerla serva una collaborazione con altri paesi, come la Francia. Parigi ha però concesso al presidente egiziano Al Sisi la massima onorificenza, la Legion d’onore, generando molte polemiche. In protesta con questo riconoscimento, Corrado Augias, dalle colonne di Repubblica, annuncia che restituirà la sua di Legion d’onore: “non mi sento di condividere questo onore con un capo di Stato (Al Sisi) che si è fatto oggettivamente complice di criminali”, scrive Augias. Predica cautela invece il procuratore Armando Spataro, intervistato dal Corriere: “Non intendo in alcun modo scusare l’Egitto. Tutt’altro”, ma “credo che la collaborazione con i nostri magistrati ci sia stata, pur se non certo completa. E non è stata impedita la raccolta di prove, che infatti hanno consentito la chiusura delle indagini”. Per Spataro la situazione non giustifica un’eventuale rottura dei rapporti diplomatici con l’Egitto.

Da Rabat fino a Riad, il futuro degli accordi di Abramo. “Con quattro accordi di pace in meno di tre mesi l’ultracentenario conflitto arabo-israeliano si sta trasformando in un volano di importanti novità politiche ed economiche dal Nordafrica al Golfo Persico ma il tassello che manca è quello più strategico: si tratta dell’Arabia Saudita”, sottolinea oggi il direttore di Repubblica Maurizio Molinari, evidenziando come Riad – sulla scia degli Accordi di Abramo – potrebbe aprire a una pace con Israele per costruire rapporti positivi con gli Stati Uniti a guida Biden. Per farlo, però, Riad ha comunque fatto capire che servirà una riapertura dei negoziati tra israeliani e palestinesi. A proposito di accordi con il mondo arabo, sempre su Repubblica Tahar Ben Jelloun giudica positivamente il recente annuncio della normalizzazione dei rapporti tra Marocco e Israele (contestato dall’Algeria, come scrive oggi Domani). Poi però attacca il governo Netanyahu, arrivando a formulare una grave accusa nei confronti di Israele, definendo “politica di apartheid” il suo atteggiamento nei confronti dei palestinesi.

Iran senza pietà. Il dissidente e giornalista Ruhollah Zam era in esilio in Francia, ma è stato convinto a un viaggio in Iran, dove è stato catturato e ora brutalmente giustiziato dal regime di Teheran. Lo raccontano diversi quotidiani italiani, parlando di un “Iran senza pietà” (Giornale e Messaggero). Secondo il regime, Zam sarebbe stato una spia per i servizi segreti francesi, con il sostegno di quelli americani e israeliani. “È imperativo che le autorità iraniane sostengano i diritti del giusto processo e cessino la pratica di utilizzare le confessioni tv per stabilire e promuovere la loro colpevolezza”, la denuncia del portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna.

Judaica all’asta. Il prossimo 17 dicembre a New York la casa d’aste Sotheby’s negozierà la vendita della collezione di Judaica della leggendaria famiglia Sassoon, racconta oggi il Domenicale del Sole 24 Ore. “L’asta propone 68 lotti di eccellente qualità: preziosi oggetti cesellati in argento da abili artigiani, manoscritti medioevali e manufatti ebraici dall’XI al XX secolo. – riporta il quotidiano – Non soltanto, dunque, i beni personali di una delle grandi famiglie israelite del mondo, ma soprattutto opere d’arte che raccontano un’importante storia di mecenatismo e di cultura ebraici”. 

Usa, Trump bocciato dalla Corte suprema. Il massimo organo giudiziario degli Stati Uniti ha rispedito al mittente il ricorso promosso dal Procuratore del Texas, Ken Paxton, e appoggiato dal Presidente Usa Donald Trump per ribaltare l’esito del voto. “La Corte suprema mi ha mollato. Non ha saggezza. Non ha coraggio”, ha scritto sui social Trump. Intanto nelle scorse ore, durante manifestazioni organizzate a favore di Trump, è salita la tensione e il livello dello scontro: a Washington sono state accoltellate alcune persone e una ferita con un colpo d’arma da fuoco.

Segnalibro. Dal ruolo della Memoria al rapporto tra israeliani e palestinesi, tanti i temi toccati dalla scrittrice Nicole Krauss nel colloquio-intervista a firma di Wlodek Goldkorn e pubblicata da l’Espresso. Nelle stesse pagine si racconta del progetto di alcuni fumettisti di raccontare l’Africa, i suoi problemi, le storture di cui è vittima, attraverso i disegni: tra loro “Zapiro, al secolo Jonathan Shapiro. Figlio di madre ebrea fuggita dai nazisti tedeschi e poi in prima fila contro i razzisti dell’apartheid sudafricano, che si definisce un ‘cartoonist-activist’”. A proposito di storture da raddrizzare, il medico tedesco Klaus Bergdolt, intervistato dal Corriere Lettura, parla del suo ultimo saggio – La grande pandemia. Come la peste nera generò il mondo nuovo (Libreria Pienogiorno)-, e riflette su come le pandemie siano motori di pregiudizi e violenze. In particolare, in riferimento alla peste, contro gli ebrei.

Daniel Reichel