Nedelia Tedeschi (1929-2020)
È scomparsa all’età di 91 anni Nedelia Tedeschi, storica insegnante della Comunità ebraica di Torino e instancabile divulgatrice. Anima in passato di Per Noi, giornalino per l’infanzia che fu un riferimento didattico per molte generazioni di ebrei italiani, è stata per anni anche una delle colonne di DafDaf. Tedeschi era infatti la morà Dafdafà, uno dei personaggi più amati dai lettori del giornale ebraico dei e per i bambini.
Incrollabile il suo impegno per far conoscere a un vasto pubblico feste, tradizioni e specificità dell’ebraismo. Anche attraverso la delicata e complessa arte della poesia. Non voltarti mai indietro, la raccolta pubblicata nel 2013 con Giuntina, ne è stata una dimostrazione. Mentre in un suo precedente libro, A domanda rispondo, si era confrontata con le domande su ebrei ed ebraismo che più spesso si è sentita rivolgere nelle scuole.
Dario Disegni, il presidente degli ebrei torinesi, ricorda Nedelia come “una persona di straordinario valore, umanità e generosità che ha dedicato l’intera sua vita al bene della famiglia e della Comunità”. Maestra eccezionale, ma anche “testimone infaticabile della memoria nelle scuole torinesi, guida dei gruppi e delle scolaresche in visita al Beth haKnesset, creatrice del giornalino Per Noi, innovativo e stimolante strumento per i bambini di tutta l’Italia ebraica, e molto altro ancora”. Una figura che, aggiunge Disegni in un messaggio inviato ai figli, “resterà per tutti noi un altissimo punto di riferimento”.
La nonna ideale di migliaia di nipotini cui ha cercato di trasmettere amore per la vita, conoscenza, studio. Tutto quello che l’antisemitismo di Stato aveva cercato di rubarle nel ’38 con l’entrata in vigore delle Leggi razziste. “Due miei zii – avrebbe raccontato Nedelia in una intervista – erano già scappati in Colombia. Decidemmo di raggiungerli e la casa si riempì di bauli camuffati da arredo: non fu facile chiuderci le nostre vite dentro, accettare l’idea di abbandonare tutto per chissà quanto tempo. La partenza era prevista il 21 giugno 1940″.
Purtroppo, con l’entrata in guerra dell’Italia, quel piano svanì. Davanti ancora anni difficili, tormentati. E con l’occupazione nazista il pericolo della vita. Il padre Enzo è deportato e ucciso ad Auschwitz. Lei invece si salva grazie alla mano tesa dall’ingegnere Dalmiro Costa, che insieme alla moglie Verbena la accoglie nella casa di montagna di Sauze d’Oulx presentandola agli estranei come istitutrice assunta per curare l’educazione dei figlioletti Giorgio e Marcello.
Una prova di coraggio onorata nel 2011 con la consegna ai figli di un certificato di benemerenza da parte della Comunità ebraica di Torino. E nuovamente nel 2017 con l’iscrizione dei genitori nell’elenco dei Giusti tra le nazioni dello Yad Vashem.
Purtroppo Nedelia aveva infatti dimenticato i nomi propri dei suoi salvatori e ai Costa, emigrati a Buenos Aires dopo la guerra, di quel periodo erano rimaste solo un paio di fotografie. Recuperate dalla moglie di Giorgio all’inizio degli anni Duemila, avrebbero spinto il marito alla ricerca della sua istitutrice d’infanzia. Il giorno della cerimonia avrebbe affermato: “Yad Vashem ci ha chiesto dove volevamo ricevere questa onorificenza: a Buenos Aires dove vivo io, ad Adelaide dove vive mio fratello. Entrambi siamo stati d’accordo: andava fatto a Torino, la città di Nedelia”.
Sia il ricordo di Nedelia Tedeschi di benedizione.
(Nell’immagine Nedelia Tedeschi 14enne durante il periodo trascorso in clandestinità a Sauze d’Oulx, dove trovò un aiuto nei coniugi Dalmiro e Verbena Costa)
(13 dicembre 2020)