“Donne ebree nelle istituzioni,
contributo ed esperienza”

Unità nella diversità di anime e percorsi. Una prospettiva che il World Jewish Congress ha voluto valorizzare con un evento interamente declinato al femminile, con molte voci di donne con incarichi di leadership nel mondo ebraico che hanno portato una loro testimonianza. 
Tra loro Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, chiamata a sviluppare alcune riflessioni introduttive al pari della ministra israeliana con delega alla Diaspora Omer Yankelevitch e dell’ex parlamentare Ruth Calderon. 
Diversi i temi di confronto e dibattito delineati in questa circostanza, con riferimento a sfide sia italiane che globali. “La diversità è un fatto, l’unità è un obiettivo. Ci sono varie domande da porsi: perché abbiamo bisogno di unità? E poi: quanto ci riconosciamo vicendevolmente nel diritto a vivere la nostra ebraicità? In che modo viviamo insieme nella Diaspora? Possiamo fare lo stesso in Israele? Possiamo garantire l’unità ebraica come parte della continuità? E inoltre, domanda che ha valore soprattutto per l’Italia, siamo coerenti con quanto affermiamo formalmente? Interrogativi – ha esordito Di Segni – a cui credo sia possibile rispondere attraverso lo specifico spettro dell’esperienza femminile”. 
Significativo, ha osservato con riferimento all’Italia, il ruolo di guida assunto oggi da molte donne ebree. Un processo che ha preso avvio con l’emancipazione ma che si è intensificato in modo particolare dal dopoguerra in poi. “Se prima le donne portavano un contributo lontano dalle quinte, soprattutto in campo sociale ed educativo, adesso sono nelle condizioni di poter far valere le loro competenze anche negli aspetti di gestione delle Comunità” il pensiero della presidente UCEI, che ha anche sottolineato come il merito di aver aperto una strada sia da riconoscere a Tullia Zevi, prima donna leader dell’Unione che tra i molti traguardi del suo mandato ottenne anche la firma di una storica Intesa con lo Stato italiano. 
Decisivo l’impegno anche sul fronte esterno: ad essere citati i progetti che vedono l’Unione in campo nel contrasto ad ogni forma di violenza e per favorire la coesistenza e il pacifico incontro tra identità, culture e religioni diverse. Prezioso in ogni campo, il ruolo delle donne ebree è stato assai rilevante “nello sviluppo del movimento femminista, ma anche in campo educativo e pedagogico”. E inoltre nella lotta di Resistenza, con molte donne che fecero questa scelta “non solo perché perseguitate in quanto ebree, ma perché pensavano fosse la cosa giusta da fare per la causa della libertà”. Donne straordinarie, “alcune delle quali hanno partecipato come pioniere alla vita politica dell’Italia post referendum portando nella Costituzione un riverbero di valori che suonano ebraici”. 
Tra le sfide dell’oggi, “in quanto donne ebree ortodosse che vedono in Israele un modello”, quella “di trarre esempio ed energia da questa storia e proiettarci in una società completamente cambiata in termini di stratificazione democratica e religiosa”. E anche di ricordare che “democrazia e pace non vanno mai date per scontate, ma salvaguardate non solo dalle istituzioni più alte con cui ci relazioniamo ma anche con infinite, piccole e quotidiane azioni. Partendo dall’esempio personale”. 

(16 dicembre 2020)