Ticketless – Nudi in tv

Ritrovo (e purtroppo rivedo solo su zoom) il mio vecchio amico Mark, che continua imperterrito a studiare scienza della comunicazione. Prima a New York, oggi a Berlino. Continua, senza stancarsi mai, a studiare il giornalismo e quando ci sentiamo non manca mai di scherzare sopra i nostri tic e tabù televisivi. La crisi generata dalla pandemia ha acuito il suo pessimismo, oggi ha poca voglia di scherzare come aveva fatto l’ultima volta che ci eravamo sentiti quando aveva preso di mira le interviste al citofono dei nostri cronisti, le cito-interviste le aveva definite. Gli ho chiesto perché tanto malumore; mi ha risposto, senza giri di parole, che guardare la tv italiana è diventato triste come visitare Pornhub. Di fronte al mio stupore, con molta tranquillità mi ha spiegato che c’è qualche cosa di osceno, di impudico, nel rito che accompagna qualsiasi intervista (a uno scienziato come a un politico, a un giornalista come a un medico, a un attore come a un presentatore televisivo) con la ripetitività che è tipica della pornografia. Tutti (bravi e meno bravi, uomini d’ingegno e mezze calzette) aspettano con ansia soltanto di vedere annunciato il loro ultimo libro, tutti aspettano che sia mostrata la copertina, tutti aspettano che finalmente giunga la domanda fatidica, sul perché, quel libro e nessun altro, sia indispensabile per gli ascoltatori sani, malati o convalescenti. Una esposizione triviale, dice sconsolato Mark, una mancanza di rispetto per le centinaia di morti al giorno che ci vengono comunicate. Sarebbero meno osceni se esibissero alle telecamere la loro nudità.

Alberto Cavaglion