Dallo storico volo a Rabat
alla crisi politica la turbolenta giornata d’Israele
Lo storico volo che per la prima volta ha unito direttamente Tel Aviv a Rabat ha rasserenato un po’ i cieli israeliani, rannuvolati dall’ennesima crisi politica all’orizzonte e dal rischio di un terzo lockdown. Mentre tutto era pronto per la missione israelo-americana verso il Marocco – paese che ha annunciato la normalizzazione dei rapporti con Israele -, la Knesset bocciava la legge per posticipare il termine dell’approvazione del Bilancio (prevista per il 23 dicembre), aprendo sostanzialmente al suo scioglimento e a nuove elezioni. Una bocciatura che rappresenta un problema serio per il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che, spiegano i media locali, sperava sì di tornare alle urne nel 2021, ma non così presto. Il leader del Likud avrebbe preferito aspettare di vedere i risultati della vaccinazione di massa contro il Covid-19, avviata in questi giorni. Invece milioni di israeliani torneranno alle urne – ancora non è certo, ma per evitarlo serve, in 24 ore, il compimento di un miracolo – probabilmente con il carico di rabbia e disillusione di un terzo lockdown sulle spalle. “Non c’è scelta, dovremo tornare all’isolamento completo. Israele è in una situazione critica”, ha dichiarato il ministro della Salute Yuli Edelstein in queste ore, preannunciando nuove severe misure di contenimento dei contagi da coronavirus per tutto il paese. “Abbiamo raggiunto un tasso di positività di oltre il 5% (percentuale dei positivi rispetto ai tamponi fatti) e il tasso di contagiosità è di 1,3. Va detto… siamo entrati nella terza ondata”, il messaggio poco incoraggiante di Edelstein, che ha fatto passare in secondo piano la missione a Rabat. Un viaggio che rimane però storico perché apre ulteriormente le porte del mondo arabo e musulmano a Israele. “La storia si scrive davanti ai nostri occhi”, ha dichiarato prima di partire il consigliere per la sicurezza nazionale Meir Ben-Shabbat, capo della delegazione israeliana. In Marocco, ha spiegato Ben-Shabbat, saranno firmati accordi legati all’aviazione, al turismo, alla sanità, all’agricoltura e ad altre questioni strategiche. “La speranza è che sia un primo atto per una calda pace tra Israele e Marocco”, il commento di Jared Kushner, consigliere per il Medio Oriente della Casa Bianca, e tra i protagonisti del primo volo Tel Aviv – Rabat. In Israele per 48 ore, Kushner ha ricordato in un discorso a Gerusalemme la svolta degli accordi di Abramo, siglati da Israele con Emirati Arabi Uniti e Bahrein e arrivati grazie alla mediazione Usa. “I nostri sforzi collettivi hanno portato alla nascita di un nuovo Medio Oriente, dove nuove conquiste e risultati si susseguono quasi ogni giorno”, ha detto Kushner, che alla domanda se ci fossero altri accordi di normalizzazione sul tavolo, ha aggiunto di essere “molto fiducioso” a riguardo. Il problema per Israele è sapere chi, a Gerusalemme, guiderà queste nuove intese. Il ritorno alle urne potrebbe infatti cambiare gli equilibri interni: Netanyahu nei sondaggi appare indebolito rispetto al passato, l’alleato con cui ha rotto, Benny Gantz, rischia di non entrare nemmeno alla Knesset con il suo partito, e intanto una costellazione di partiti si sta organizzando per impedire al leader del Likud di tornare al potere.