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La Bibbia di Dante
e Leopardi

La bellissima lezione di Lorenzo Bastida su ‘Ebrei e Giudei nella Commedia’ (ora accessibile in rete) ripropone il tema della presenza della Bibbia nella letteratura italiana. Dalla novella Abram Giudeo nel Decameron di Boccaccio alla novella Un goj di Luigi Pirandello si snoda un percorso non ancora sistematizzato come dovrebbe. Fra l’altro rileggevo in questi giorni l’operetta morale di Leopardi sul Gallo Silvestre, che parte da una fonte talmudica a me sconosciuta e per la quale il sostegno di uno specialista sarebbe indispensabile. Sono frammenti di un discorso narrativo forse marginale, non così strutturale: in Francia e Germania la presenza di temi ebraici è più consistente, ma la voce narrativa sugli ebrei in Italia è un argomento non privo di fascino.
La Bibbia di Dante spopola ovunque e attraversa i secoli: per le traduzioni in ebraico che sono state numerosissime, per il modello ideale che il Dante umanista ha offerto agli ebrei nell’età della modernizzazione. Bastida si appoggia a studi recenti (Ledda), ma anche meno recenti (quelli, indimenticabili, di Baruch Sermoneta) e rafforza la tesi secondo cui la Bibbia filtrata attraverso la riscrittura dantesca sia stata nel Novecento la sola Bibbia cui hanno attinto molti scrittori ebrei novecenteschi, Primo Levi innanzitutto.

Alberto Cavaglion

(23 dicembre 2020)