Diaspora e presenza divina

“Io scenderò con te in Egitto e io ti farò salire di là” (Bereshit 46, 4).
Nella nostra parashà assistiamo alla discesa in Egitto di Giacobbe – Israel. È una partenza per un’altra golà, dopo aver vissuto per venti anni presso Labano, suo zio – suocero, lontano dalla terra di Chena’an.
Il Signore D-o appare in sogno a Giacobbe e lo rassicura dicendogli che anche Lui scenderà in Egitto con il Patriarca.
I chakhamim ci fanno notare (T. B. Meghillà 29a) che, ogni volta che il popolo è stato mandato in Diaspora, anche la presenza divina è andata in Diaspora con lui.
Questo è avvenuto per l’Egitto, è avvenuto per la Babilonia ed in qualsiasi altro caso. Sostengono i maestri della cabalà che, persino per un solo ebreo che si trova in condizione di disgrazia, la presenza divina si sposta per essere vicino a lui, secondo ciò che è scritto: “Io starò con lui nella disgrazia” (Salmi 91,15). Dato che la presenza divina è anche la garanzia di una protezione, nel momento in cui la sofferenza diviene insopportabile e costui invocherà l’aiuto divino, il Signore lo libererà e gli concederà onore, secondo ciò che è scritto “Io lo libererò e gli darò onore, lo sazierò di una lunga vita” (Salmi 91,15-16)
Così è avvenuto per l’Egitto e per ogni volta che il popolo ha subito grandi persecuzioni.

Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna

(25 dicembre 2020)