Se la leggenda
diventa realtà

Durante il periodo natalizio si assisteva a un generale ammorbidimento di regime e costrizioni nella maggior parte dei Campi di concentramento civili e militari aperti durante la Seconda Guerra Mondiale; la sostanziale coincidenza, nel medesimo periodo, della festa ebraica di Channukkah rendeva possibile piccoli miracoli quali ricongiungimento di nuclei familiari (quasi sempre divisi per genere in settori separati nei campi per civili), allestimento di recite destinate ai ragazzi colà deportati, spettacoli teatrali e produzione di nuove opere musicali.
Nei lager ad alta presenza di deportati polacchi era uso allestire durante le festività natalizie le Szopki, operine per burattini o marionette montate su apposito teatrino e basate su musiche tradizionali o originali per coro misto; l’accompagnamento era solitamente chitarristico o per piccole formazioni strumentali, i testi erano prevalentemente creati da sacerdoti polacchi deportati.
A Dachau, Mieczysław Januszczak allestì una Szopka con accompagnamento violinistico mentre Aleksander Szymkiewicz scrisse la Szopka Dachau per una inusuale combinazione di violino, sax e coro; a Ravensbrück, Anna Burdówna scrisse Kolęda lagrowa sul canto natalizio Jakaż to gwiazda błyszczy na wschodzie mentre, in occasione del Natale 1944, Ludmila Kadlecova Peškařová scrisse Wigilijna kołysanka z Ravensbrück in lingua ceca e polacca.
Durante il Natale 1943 a Birkenau, Szimon Laks e la sua orchestra furono incaricati di suonare canti natalizi per le donne malate in infermeria ma le donne, stressate dall’agonia, urlarono loro di lasciarle morire in pace; presso il settore maschile di Birkenau, in occasione del Capodanno 1944, alcuni greci eseguirono in concerto inni natalizi della tradizione greco-ortodossa a beneficio delle guardie.
Il 29 aprile 1943 presso l’Ilag VIIIZ Kreuzburg, Wilhelm Hildesheimer – di padre ebreo e madre quacchera – scrisse Fantasia on a provençal Christmas Carol per oboe e quartetto d’archi e, per i suoi compagni di prigionia cattolici, la struggente Missa in Festo Nativitatis per coro maschile.
Presso l’Oflag IVC Colditz fu allestita con grande successo la pièce natalizia Nonsense Ballet con accompagnamento musicale dell’orchestra dell’Oflag; le ballerine erano uomini travestiti.
Presso lo Stalag XB Sandbostel, gli internati militari italiani Giovannino Guareschi e Arturo Coppola (nell’immagine) partorirono la Favola di Natale per narratore, coro maschile e orchestra, completata il 19 dicembre 1944 dopo una laboriosa gestazione musicale e letteraria; la voce narrante fu di Guareschi, alcune fonti indicano erroneamente l’allora giovane Gianrico Tedeschi.
Nel febbraio 1943 il direttore di coro olandese Gordon van Hein organizzò un concerto da camera nella lavanderia del Campo di internamento civile aperto dal Giappone a Sime Road (Singapore); in occasione del Natale 1944 il Camp Choir di van Hein si esibì in una performance di canti natalizi, il 25 dicembre 1944 van Hein e John Hayter eseguirono un prezioso pezzo originale di Denis Soul.
La musica è storia, lo è parimenti il tolkeniano Signore degli Anelli, la Torà e l’intero Tanakh possono essere altresì letti come inoppugnabili testi storici e lo sono anche miti, leggende, saghe, fiabe e tradizioni orali; documentate e dettagliate realtà travestite di pathos, magia, fantasia, ancestrale nostalgia di un’età aurea del genere umano.
Nel film western L’uomo che uccise Liberty Valance (John Ford, 1962) l’editore dello Shinbone Star dice al senatore Stoddard che “se la leggenda diventa realtà, prevale la leggenda”; la bellezza è più reale del fatto storico in sé ed è ciò che sopravvive al fatto medesimo.
Atteso che nulla e nessuno è riuscito a impedire o frenare l’impeto creativo deflagrato in cattività civile e militare, la produzione musicale concentrazionaria costituisce una poderosa, inconfutabile enciclopedia di Storia del Novecento.

Francesco Lotoro

(30 dicembre 2020)