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Matilde Camméo
e la scaletta di Arturo Loria
La famiglia Loria è importante nell’ebraismo ottocentesco. Aristide Loria fu uno dei primi consiglieri comunali eletto in Emilia: aveva una impresa di fabbricazione di cappelli di truciolo. Arturo Loria, suo figlio, è uno scrittore dimenticato, apparteneva al gruppo dei solariani. Nato a Carpi nel 1902, muore a Firenze nel 1957. Il cieco e la bellona, Fannias Ventosca, La scuola di ballo i suoi libri da riscoprire, non facili da trovare in libreria purtroppo. Un intellettuale europeo, un diarista eccellente, per non dire dell’autore di favole per bambini. Qui oggi lo ricordo per dedicarmi a un genere di scrittura minore, se non minimo, che amo tantissimo anche se lo abbiamo perso di vista. La scaletta che s’è perso per strada: la scaletta. Oggi si va in pubblico (io no) con lo smartphone o l’Ipad, altri tempi quelli degli scarabocchi e delle freccette, dei disegnini cerchiati con il pennarello, schedine formato biglietto da visita talvolta. Girando sul web e sfogliando vecchi libri questa settimana l’occhio mi è caduto sulla scaletta di una conferenza che Loria tenne, non si sa bene dove, non si sa bene quando, non si sa nemmeno bene se la tenne oppure avrebbe dovuto tenerla. Di certo siamo dopo la Liberazione: s’intitola “Gli Ebrei”, una pagina autografa sul recto e sul verso, senza troppe cancellature. Una meraviglia di sintesi, cito qualche frammento, quasi fosse l’indice di un libro: “I Rosselli; Nando Liuzzi e ciò che mi diceva a proposito della Lett. Americana; colpe di ebrei: molti erano fascisti (taluni in modo rumoroso) e così tradivano una loro storia e un ideale di millenni; Concepiti quale popolo, chi è così scemo da non sapere che alcuni gli saranno simpatici, alcuni no, altri indifferenti; Intelligenza degli Ebrei (quando sono stupidi lo sono in misura grandissima); Il Libro del Livi (La Voce) perché non fu quasi mai vietato nella campagna razziale?; l’accusa di ‘Giudaismo’ o di mentalità ‘ebraica’: alto onore perché si veniva ad attribuire questa mentalità a chiunque sognasse, sperasse o operasse per un domani migliore”.
Guardi stupefatto il foglietto e ti mordi le mani: che bello sarebbe ascoltarlo, sentire che cosa c’era dentro i singoli punti che aveva intenzione di sviluppare. Allo stupore si associa, nel mio caso, la commozione, nel vedere in scaletta un paragrafo intero dedicato a una figura di donna fiorentina, deportata ad Auschwitz, che molti di noi ricordano con affetto e su cui si conosce assai poco. Matilde Camméo. A lei Loria dedicò un paragrafo della conferenza perduta con il seguente titolo: “Gli Ebrei e la persecuzione: rinascita di orgoglio, di senso storico, di fierezza (Matilde Camméo)”.
Alberto Cavaglion
(30 dicembre 2020)