A difesa dei valori

Accadono cose attorno a noi alle quali dovremmo assegnare il peso determinante che hanno. La crisi del Covid, infatti, per quanto sia spaventosamente grave e colpisca in maniera indiscriminata i nostri affetti e il nostro stile di vita, non determina una sospensione della storia che stiamo costruendo e vivendo nel presente, da protagonisti. La semplice consultazione della rassegna stampa ci pone di fronte a eventi importanti, sui quali siamo chiamati ad esprimerci con nettezza per non rischiare di finire fra le ombre di quella zona grigia che nel passato ha permesso con il silenzio e l’indifferenza che venissero perpetrati crimini inenarrabili. Si tratta di temi che ci richiamano alla difesa dei valori di civiltà nei quali ci vogliamo riconoscere e che consideriamo linee rosse non oltrepassabili. Non possiamo non giudicare e condannare con risolutezza il femminicidio. L’ultimo caso sconvolgente riguarda Agitu Gudeta, la giovane imprenditrice che in Valsugana si occupava di agricoltura ecosostenibile, che è stata violentata e uccisa dal suo collaboratore Suleiman Adams. L’ennesima storia di violenza estrema sulle donne, presentata nel modo più becero e razzista immaginabile dal quotidiano “Il Tempo” che titolava ieri un categorico “L’etiope uccisa da un ghanese”, come se la provenienza geografica potesse essere indicata come concausa del terribile delitto. Sempre con la stessa risolutezza non possiamo non indignarci per l’atteggiamento arrogante e provocatorio degli apparati di giustizia dell’Egitto che fanno strame dei più elementari principi di civiltà giuridica sia nel caso del ricercatore Giulio Regeni (assassinato con la connivenza degli apparati dello stato), sia in quello del giovane studente Patrick George Zaky che sta subendo un’incredibile e illegale detenzione preventiva a fronte di capi d’accusa praticamente inesistenti. Se non si fa sentire alta la voce in difesa dei loro diritti, l’idea stessa di Diritto rischia di tramontare. E infine la buona notizia che proviene dall’Argentina, dove una democrazia matura ha legiferato dopo un vivace dibattito parlamentare per andare a colpire la piaga degli aborti clandestini (una sorta di violenza legalizzata sulle donne). Finalmente un diritto riconosciuto, che solo poche settimane fa è stato messo in dubbio nel cuore dell’Europa – in Polonia – suscitando proteste di massa in difesa di valori di civiltà che il nostro continente deve difendere e preservare.

Gadi Luzzatto Voghera, Direttore Fondazione CDEC