Oltremare
Operazione vaccini
Leggo da qui le notizie nei social italiani, che dipingono Israele come eroina della vaccinazione, quando paragonata a tutto il resto dei paesi del mondo. E non è che non sia vero: verissimo, anzi. L’operazione “dai la spalla” in corso è un indiscutibile successo organizzativo e logistico, e perfino il messaggio dato alla popolazione è stato scelto con buona dose di cervello, con un doppio senso voluto perché in ebraico “dare la spalla” significa aiutare, contribuire a qualcosa, e il vaccino si fa in effetti poco sotto alla spalla. Solo che chi commenta dall’estero fa spesso un errore di valutazione sui motivi per i quali l’operazione sta andando così bene. Continuo a leggere, fra commenti e dichiarazioni anche altolocate, che è ovvio che in Israele siamo bravi a vaccinare tutti e in fretta, perché siamo una società altamente militarizzata e quindi ovvio, no? Ecco, no, proprio no. Non c’entra nulla quanti anni i nostri giovani han fatto il soldato, e se solo gli uomini o anche le donne. Anche perché, richiami in riserva (miluim) a parte, una volta finito il militare tutti tornano ad essere cittadini, studiano, mettono su famiglie, si fanno una carriera e via dicendo. Non è che ogni israeliano dorme con la mimetica e l’uzi sotto al letto, mettetevi tranquilli per favore. Temo che Fauda abbia fatto dei danni seri all’immaginario collettivo in questo senso.
Il motivo vero per il quale le vaccinazioni stanno funzionando presto e bene è spiccatamente civile. Ha a che fare con il fatto che qui abbiamo un sistema di mutue (4 diverse, tutte private) molto ben distribuito sul territorio. In Israele o vivi nella macro area di Tel Aviv o a Gerusalemme, oppure in una poco definita “periferia”, che comprende città intere come Haifa, Ashdod, Beer Sheva, solo per fare esempi di grandi centri, insieme alla miriade di piccoli centri, moshavim, kibbutzim. Ebbene, per quanto si possa essere in vera periferia, anche isolati in un kibbutz in montagna o nel deserto, esiste in un raggio di pochi chilometri una sede di una delle mutue. Ed è in centri allestiti dalle mutue che ci si va a vaccinare. Ora, come abbiano fatto a formare eserciti (quelli sì) di infermieri in un tempo brevissimo, perché possano maneggiare in sicurezza i vaccini e somministrarli, non lo so di per certo. Ma è stato fatto dall’amministrazione delle mutue e non da militari. E a dirla tutta, l’unico luogo chiave in cui si vedono persone in divisa verde, nel panorama Covid-19 israeliano, è nella gestione degli alberghi dedicati alle quarantene di quanti risultano positivi ma non hanno bisogno di cure immediate. Il loro fronte è la reception dell’albergo, le loro armi mascherina e moltissima pazienza. Meritano un ringraziamento anche i militari, naturalmente: questa contro il Covid-19 è a modo suo una guerra, ma la verità è che se la vinceremo vaccinando tutti prima di altri paesi sarà soprattutto grazie alla capillarità della sanità, e non a una mitizzata militarizzazione della società.
Daniela Fubini