La trappola da evitare

Le notizie che arrivano dagli Usa sono davvero sconcertanti. In parte la nostra inquietudine è temperata dalle parole di condanna dell’assalto al Campidoglio che, almeno per ora, sembrano quasi unanimi, anche da parte di amici di Trump come Johnson o Netanyahu, e dalle scelte responsabili di molti politici repubblicani; dall’altra parte non è per nulla tranquillizzante leggere e ascoltare che il 45% degli elettori di Trump si sarebbe invece dichiarato favorevole. Chissà se anche tra gli ebrei che hanno votato Trump – in assoluto una minoranza – c’è una percentuale così alta, quasi metà, che appoggia questo assalto alla democrazia o per lo meno non ne riconosce la pericolosità. Sarebbe bello se non fosse così, e sarebbe ancora più bello se la presa di coscienza sui pericoli dell’estremismo potesse contribuire a sanare una spaccatura pericolosa nell’ambito del mondo ebraico. Le condanne nette delle violenze di Washington da parte di molte organizzazioni ebraiche di cui leggevamo ieri su queste colonne mi portano infatti a sperare che la quasi metà di elettori di Trump favorevole all’assalto vada cercata altrove. Certo, dal punto di vista di chi crede che davvero ci siano stati dei brogli e che la libera scelta della maggioranza degli americani sia stata stravolta l’assalto appare indubbiamente meno grave, e questo in parte spiega quell’inquietante 45% a favore tra i repubblicani. Ma è molto grave, invece, che a un leader basti formulare una qualunque accusa senza uno straccio di prova per avere una massa di seguaci che la considera una verità accertata. Ed è ancora più grave che la percentuale di persone che ci credono sia considerata una prova a favore. Almeno noi, con la nostra storia, con tutte le falsità che sono state dette e si dicono contro di noi e che sono state e sono credute da moltissima gente in ogni parte del mondo, non dovremmo mai e poi mai cadere in una simile trappola. Così come, dopo aver visto nell’ultimo secolo tutti i guai che abbiamo passato sotto i regimi dittatoriali, dovremmo aver capito quanto sia pericoloso pensare che la democrazia sia solo un optional mentre le vere priorità stanno altrove.

Anna Segre, insegnante

(8 gennaio 2021)